Il mondo delle criptovalute si trova di fronte a una nuova sfida normativa che sta generando accese discussioni nella comunità dei trader. La California ha recentemente approvato una proposta di legge che consente allo stato di prendere possesso di asset digitali rimasti inattivi per tre anni negli exchange. Questa misura, pur essendo stata fraintesa da molti investitori, rappresenta in realtà un tentativo di aggiornare le leggi sui beni non reclamati per adattarle al mondo delle criptovalute.
L'Assembly Bill 1052: cosa prevede realmente
Il 4 giugno scorso, la Camera californiana ha dato il via libera all'Assembly Bill 1052, una normativa che disciplina la gestione degli asset digitali inattivi. La legge stabilisce che lo stato può appropriarsi delle criptovalute conservate in account di exchange che non mostrano segni di "interesse proprietario" per un periodo di tre anni consecutivi. Prima di procedere al sequestro, tuttavia, le autorità sono tenute a contattare il proprietario dell'account attraverso comunicazioni scritte o elettroniche.
I trader possono dimostrare il loro interesse proprietario in diversi modi: accedendo al proprio account, effettuando transazioni, depositando o prelevando fondi, o svolgendo altre attività correlate. Il periodo di tre anni si interrompe immediatamente non appena viene esercitato un qualsiasi atto di interesse proprietario nell'account di asset digitali.
La reazione della comunità crypto
La proposta ha scatenato forti reazioni tra gli investitori in criptovalute, in particolare tra i holder di lungo termine di Bitcoin. Jason A. Williams, noto sostenitore del Bitcoin e autore, ha criticato aspramente il disegno di legge, sostenendo che deruberebbero i trader dei loro Bitcoin se approvato. "Il disegno di legge ora va al Senato. Esilarante. La California trova sempre modi per derubare i suoi cittadini", ha scritto Williams sui social media.
Molti trader hanno espresso preoccupazione per l'impatto che questa normativa potrebbe avere sulle strategie di investimento a lungo termine. Alcuni hanno visto nella proposta un segnale per abbandonare gli exchange centralizzati in favore dell'autocustodia dei propri fondi.
I fraintendimenti sulla nuova normativa
Nonostante le preoccupazioni diffuse, diversi esperti hanno sottolineato che molte delle critiche si basano su interpretazioni errate del testo legislativo. Eric Peterson, Direttore delle Politiche presso il Satoshi Act Fund, ha chiarito che l'AB 1052 non rappresenta una minaccia per i possessori di criptovalute, ma piuttosto un aggiornamento delle leggi esistenti sui beni non reclamati.
La distinzione fondamentale, secondo Peterson, è che la normativa impedisce allo stato californiano di liquidare gli asset digitali sequestrati convertendoli in valuta fiat. "Quello che fa è aggiornare le leggi sui beni non reclamati in modo che quando il tuo Bitcoin viene trasferito come proprietà non reclamata da un exchange, rimanga sotto forma di Bitcoin piuttosto che essere liquidato", ha spiegato Peterson.
Un precedente nell'adozione crypto
Questa non è la prima volta che la California si confronta con la regolamentazione delle criptovalute. In precedenza, i legislatori dello stato avevano approvato un disegno di legge per consentire l'accettazione di pagamenti in criptovaluta da parte delle istituzioni pubbliche. L'Assembly Bill 1180 aveva proposto la creazione di un programma pilota destinato a funzionare fino al 1° gennaio 2031, con piena implementazione programmata per il 1° luglio 2026.
La possibilità di recuperare i propri Bitcoin direttamente in forma di criptovaluta, anziché in dollari, rappresenta un aspetto innovativo della proposta californiana. Questo approccio riconosce implicitamente il valore intrinseco degli asset digitali e la loro legittimità come forma di riserva di valore, anche nel contesto delle procedure amministrative statali.
Il dibattito californiano riflette le sfide più ampie che gli stati americani stanno affrontando nell'adattare le proprie normative all'evoluzione del panorama finanziario digitale, cercando di bilanciare la protezione dei consumatori con l'innovazione tecnologica.