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Crypto e azioni crollano per timori di correzione

Tempo di lettura 5 min
Serena Bianchi
Di Serena Bianchi
Crypto e azioni crollano per timori di correzione

Il mercato crypto ha vissuto una giornata nera che ha visto Bitcoin (BTC) crollare sotto la soglia psicologica dei 100.000 dollari per la prima volta da giugno, con un ribasso superiore al 7% in 24 ore. Il sell-off non è stato isolato: le criptovalute hanno seguito il sentiment negativo che ha travolto i mercati tradizionali, dove il Nasdaq ha perso il 2% e l'S&P 500 l'1,2%, trascinati dal crollo delle big tech e soprattutto dai timori crescenti attorno alle valutazioni astronomiche del comparto intelligenza artificiale. La fuga degli investitori dagli asset più rischiosi ha colpito duramente il settore delle valute digitali, confermando ancora una volta la correlazione tra crypto e mercati azionari tech-heavy.

Il protagonista inaspettato di questa ondata di vendite è stato il colosso dei chip Nvidia, che ha bruciato oltre 200 miliardi di dollari di capitalizzazione in una singola sessione, con un calo del 4% nonostante una market cap superiore ai 4,85 trilioni di dollari. La società, diventata il simbolo della corsa all'AI, rappresenta oggi oltre il 30% dell'indice S&P 500 insieme alle altre magnifiche sette (Apple, Amazon, Alphabet, Microsoft, Meta, Tesla), una concentrazione che supera persino quella della bolla dot-com. Per il mercato crypto, fortemente legato alle narrative tecnologiche e all'adozione dell'intelligenza artificiale per lo sviluppo di protocolli blockchain avanzati, il crollo delle tech stock ha funzionato da detonatore.

Le tensioni si sono intensificate dopo che Michael Burry, l'investitore reso celebre dal film "The Big Short" per la sua scommessa contro il mercato immobiliare nel 2008, ha rivelato lunedì sera posizioni short significative proprio su Nvidia e Palantir. Quest'ultima, nonostante risultati trimestrali superiori alle attese, ha perso oltre l'8%, spegnendo l'entusiasmo su un titolo che aveva guadagnato più del 160% nell'anno. La mossa di Burry ha alimentato il nervosismo tra i trader, già scossi dalle dichiarazioni dei CEO di Goldman Sachs e Morgan Stanley durante il summit finanziario di Hong Kong.

Le azioni legate all'AI hanno generato il 75% dei rendimenti dell'S&P 500 e il 90% della crescita delle spese in conto capitale dal lancio di ChatGPT nel novembre 2022

David Solomon di Goldman Sachs e Ted Pick di Morgan Stanley hanno lanciato avvertimenti espliciti su possibili correzioni del 10-15% nei mercati azionari, evidenziando come nessuno sia abbastanza perspicace da anticipare i fattori che cambieranno il sentiment. Pick ha sottolineato che simili ritracciamenti non sarebbero necessariamente legati a "effetti macro catastrofici". Per gli holder di crypto, queste parole risuonano familiari: il settore è abituato a drawdown anche più pronunciati, ma la differenza è che oggi Bitcoin e altcoin sembrano muoversi sempre più in sincronia con gli indici azionari tradizionali, perdendo parte di quella decorrelazione che li rendeva attraenti come asset di diversificazione.

L'analisi di J.P. Morgan Asset Management ha evidenziato dati preoccupanti: i titoli AI hanno rappresentato non solo tre quarti dei rendimenti dell'S&P 500, ma anche l'80% della crescita degli utili dal lancio di ChatGPT. Erwan Jacob di LSEG ha sottolineato che resta poco chiaro se tali spese colossali saranno ripagate da ricavi corrispondenti, un interrogativo che nel mondo crypto trova un parallelo nelle domande sull'utilità reale di molti protocolli rispetto alle loro valutazioni durante i cicli bull.

Anche l'oro, tradizionale bene rifugio durante le fasi di volatilità, ha ceduto l'1,6%, segnalando una liquidazione generalizzata piuttosto che una rotazione verso asset difensivi. I mercati internazionali hanno replicato il sentiment negativo: gli indici europei di Germania e Francia hanno perso circa l'1%, mentre in Asia-Pacifico Australia e Hong Kong sono scivolati di percentuali simili, con il Giappone in calo dell'1,8%. Il dollaro americano, nel frattempo, si è rafforzato raggiungendo i massimi degli ultimi tre mesi, un movimento tipicamente sfavorevole per Bitcoin che tende a performare meglio quando la valuta USA si indebolisce.

Nonostante la giornata nera, gli esperti ridimensionano l'allarmismo ricordando che l'S&P 500 registra in media tre ribassi tra il 5% e il 10% ogni anno, mentre correzioni del 10-20% si verificano statisticamente una volta l'anno. Jeff Buchbinder di LPL Financial aveva già sottolineato questo pattern durante il sell-off di agosto 2024. Per il mercato crypto, dove le oscillazioni del 20-30% in poche settimane sono considerate normali, la questione vera è se Bitcoin riuscirà a mantenere il supporto sotto i 100.000 dollari o se questa rottura preannuncia un ritracciamento più profondo verso i 90.000 dollari, livello che molti analisti tecnici considerano critico.

Il prossimo banco di prova sarà capire se le criptovalute riusciranno a disaccopiarsi dal sentiment negativo dei mercati tradizionali o se, al contrario, continueranno a comportarsi come amplificatori della volatilità delle tech stock. Con l'S&P 500 ancora in positivo del 15% da inizio anno e il Nasdaq del 20%, molti investitori istituzionali potrebbero decidere di prendere profitti proprio sugli asset più rischiosi come le crypto per proteggere i guadagni accumulati. La settimana si preannuncia decisiva per capire se stiamo assistendo a una semplice presa di profitto o all'inizio di una correzione più strutturale che potrebbe ridisegnare le dinamiche di mercato per i prossimi mesi.

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