L'ondata di cambiamenti normativi negli Stati Uniti sotto l'amministrazione Trump sta ridisegnando il panorama delle criptovalute a livello globale, spingendo exchange internazionali a riconsiderare le proprie strategie di espansione. Dopo anni di incertezza regolatoria e un approccio punitivo da parte delle autorità americane, il settore crypto vive ora una fase di rinnovato ottimismo che si traduce in concrete opportunità di business. Questa trasformazione ha convinto persino operatori consolidati in altre giurisdizioni a scommettere nuovamente sul mercato americano, nonostante i rischi ancora presenti.
Dubai guarda all'America: la strategia di espansione di Fastex
Fastex, exchange di criptovalute con sede principale a Dubai, ha annunciato giovedì la propria espansione negli Stati Uniti attraverso l'apertura di un ufficio a Los Angeles, California. La piattaforma digitale offrirà servizi di trading spot per una selezione di token che include bitcoin, ether, Cardano e Solana, oltre al proprio token nativo Fasttoken, rivolgendosi sia agli investitori retail che a quelli istituzionali.
L'operazione rappresenta un segnale significativo del cambiamento di clima politico e normativo che sta interessando l'industria delle criptovalute americana. Dal gennaio scorso, quando Trump ha assunto la presidenza, la Securities and Exchange Commission (SEC) ha progressivamente abbandonato quello che era conosciuto come l'approccio "regulation-by-enforcement" caratteristico dell'era Gary Gensler.
Il nuovo corso della SEC: meno enforcement, più dialogo
La commissione di vigilanza americana ha infatti ritirato numerose indagini in corso e chiuso contenziosi legali contro diversi exchange di criptovalute, creando un ambiente più favorevole agli operatori del settore. Questo cambio di rotta ha influenzato direttamente le decisioni strategiche di molte aziende crypto internazionali, che ora vedono negli Stati Uniti un mercato nuovamente accessibile.
Vardan Khachatryan, Chief Legal Officer e membro del consiglio di amministrazione di Fastex, ha spiegato durante un'intervista al Bitcoin 2025 di Las Vegas come la posizione più morbida della SEC verso le criptovalute abbia giocato un ruolo decisivo nella scelta di espandersi negli Stati Uniti. "C'è stato un cambiamento politico sufficiente, almeno in termini di visione governativa, che ci ha permesso di procedere", ha dichiarato Khachatryan.
I rischi calcolati di un mercato in evoluzione
Nonostante l'ottimismo, il dirigente di Fastex non nasconde le sfide ancora presenti. L'assenza di un quadro normativo concreto per le criptovalute negli Stati Uniti rimane una realtà con cui fare i conti. "È ancora una sorta di rischio, ma è un rischio più basso", ha ammesso Khachatryan, riconoscendo la natura ancora sperimentale di questa espansione.
La questione delle licenze rappresenta uno degli aspetti più complessi dell'espansione americana. Mentre diverse città statunitensi, a partire da New York, stanno cercando di attrarre le aziende crypto che rientrano nel paese, la BitLicense rimane uno scoglio significativo per molti operatori.
New York tra ambizioni e ostacoli normativi
Khachatryan ha riconosciuto che New York sarebbe "il posto giusto per stabilire un quartier generale", ma ha definito proibitiva la prospettiva di ottenere la notoriamente difficile BitLicense dal Dipartimento dei Servizi Finanziari di New York (NYDFS). "Spero che le cose cambino un po'", ha commentato il dirigente.
Curiosamente, proprio durante il Bitcoin 2025 di mercoledì, il sindaco di New York Eric Adams - che si è autoproclamato "Bitcoin Mayor" nel tentativo di attirare aziende crypto nella Grande Mela - ha chiesto pubblicamente la fine del regime BitLicense. Un segnale che potrebbe indicare futuri cambiamenti anche a livello locale.
Obiettivi globali: dal Medio Oriente all'America Latina
Attualmente, Fastex ha la propria sede principale nel Dubai International Financial Centre (DIFC) e sta lavorando per ottenere una licenza dalla Virtual Assets Regulatory Authority (VARA) di Dubai. La strategia di crescita dell'exchange non si limita però agli Stati Uniti: dopo l'espansione americana, l'azienda punta anche all'America Latina.
I piani prevedono un ingresso graduale nel mercato sudamericano, iniziando dal Brasile per poi estendersi ad Argentina e Messico. Questa strategia di diversificazione geografica riflette l'approccio prudente di un'industria che ha imparato a non dipendere da un singolo mercato, distribuendo i rischi normativi su diverse giurisdizioni.