Nel cuore di una delle più recenti controversie nel mondo delle criptovalute, la Securities and Exchange Commission (SEC) americana ha sferrato un colpo potente contro Unicoin Inc., accusando l'azienda di aver orchestrato una frode da oltre 100 milioni di dollari ai danni di migliaia di investitori internazionali. La vicenda, emersa dal tribunale del Distretto Meridionale di New York, rivela un intricato sistema di promesse illusorie e rappresentazioni ingannevoli che hanno attirato più di 5.000 persone in quello che la SEC descrive come un castello di carte finanziario basato su asset praticamente inesistenti.
Promesse dorate e realtà deludenti: l'inganno di Unicoin
Mentre Unicoin si vantava pubblicamente di possedere un portafoglio immobiliare e azionario dal valore di miliardi di dollari, la realtà emersa dalle indagini dipinge uno scenario ben diverso. I certificati venduti come diritti su futuri token Unicoin erano presentati come strumenti finanziari garantiti da proprietà immobiliari in Argentina, Thailandia e nei Caraibi, ma secondo l'accusa molte di queste acquisizioni non si sono mai concretizzate. Il valore reale degli asset a garanzia sarebbe stato di soli 300 milioni di dollari, una frazione minima rispetto a quanto dichiarato nelle campagne promozionali.
Le discrepanze non finiscono qui. Mentre la compagnia sbandierava raccolte fondi per oltre 3 miliardi di dollari, gli investigatori hanno scoperto che la cifra effettivamente raccolta si aggirerebbe intorno ai 110 milioni di dollari. Una differenza abissale che solleva interrogativi sulla trasparenza dell'intera operazione.
I protagonisti della presunta frode
Al centro delle accuse troviamo figure di spicco dell'azienda: il CEO Alex Konanykhin, la membro del consiglio d'amministrazione Maria Silvina Moschini e l'ex responsabile degli investimenti Alex Dominguez. Secondo la SEC, questi dirigenti avrebbero consapevolmente ingannato gli investitori presentando offerte di titoli non registrati come conformi alle normative americane, arrivando addirittura a definirli "registrati negli USA" quando in realtà non lo erano affatto.
Particolarmente grave la posizione di Konanykhin, accusato di aver venduto quasi 38 milioni di certificati a investitori precedentemente esclusi per preservare la posizione legale dell'azienda. Un comportamento che, se confermato, evidenzierebbe una chiara volontà di aggirare le normative a protezione degli investitori.
Primi sviluppi giudiziari e reazioni
Un primo risvolto giudiziario si è già verificato con il patteggiamento dell'avvocato generale di Unicoin, Richard Devlin. Senza ammettere formalmente le proprie responsabilità, ha accettato di pagare una multa di 37.500 dollari e di sottostare a un'ingiunzione permanente. Per gli altri imputati, la SEC sta richiedendo sanzioni civili, la restituzione dei fondi raccolti illegalmente e il divieto di ricoprire posizioni dirigenziali.
Konanykhin ha già fatto sapere di voler combattere queste accuse in tribunale, sostenendo che l'intervento della SEC abbia danneggiato l'azienda, bloccandone le possibilità di raccogliere capitali necessari. Una difesa che dovrà confrontarsi con la mole di prove raccolte dall'autorità di vigilanza.
Vigilanza continua nonostante i cambiamenti politici
Ciò che rende questa vicenda particolarmente significativa è che avviene in un contesto di potenziale allentamento delle normative sulle criptovalute. Nonostante le prospettive di politiche più favorevoli al settore crypto nell'amministrazione Trump, la SEC continua a perseguire con fermezza i casi che ritiene costituiscano frodi evidenti, dimostrando come la protezione degli investitori rimanga una priorità al di là degli orientamenti politici.
Il caso Unicoin rappresenta un campanello d'allarme per il settore delle criptovalute in Italia e nel mondo, evidenziando i rischi che ancora persistono in un mercato in rapida evoluzione ma non completamente regolamentato. Per gli investitori italiani, sempre più attratti dalle opportunità delle valute digitali, questa vicenda ricorda l'importanza di verificare attentamente la solidità e la conformità normativa dei progetti prima di impegnare i propri capitali.