Il mercato delle criptovalute sta attraversando una fase di turbolenza senza precedenti, con oltre 19 miliardi di dollari di posizioni liquidate nel giro di 24 ore alla fine della scorsa settimana. Si tratta del più grande evento di liquidazione mai registrato nella storia del settore, innescato dall'annuncio del presidente Donald Trump di voler imporre dazi del 100% sulle importazioni cinesi. Ma il vero responsabile di questo crollo non è tanto la notizia in sé, quanto lo strumento finanziario che ha amplificato a dismisura le conseguenze: i futures perpetui.
Questi contratti derivati rappresentano oggi circa il 70% del volume di scambi di bitcoin, secondo alcune stime citate dal Wall Street Journal. La loro peculiarità risiede nel fatto che non scadono mai, a differenza dei futures tradizionali. Per mantenere i prezzi allineati al valore effettivo dell'asset sottostante, chi detiene posizioni lunghe paga periodicamente un "tasso di finanziamento" a chi invece ha posizioni corte, o viceversa a seconda che il prezzo sia sopra o sotto quello spot.
La vera bomba ad orologeria però è rappresentata dalla leva finanziaria offerta da questi prodotti. Alcune piattaforme come BitMEX pubblicizzano leve fino a 250 volte il capitale investito. In pratica, è come scommettere al tavolo da gioco l'equivalente di un appartamento avendo in tasca solo mille euro. Quando i prezzi si muovono nella direzione sbagliata, anche di poco, le perdite si moltiplicano esponenzialmente portando alla chiusura forzata delle posizioni.
Il tempismo sospetto di oltre un miliardo di dollari in posizioni short su bitcoin ed ethereum, aperte poco prima dell'annuncio di Trump sui dazi, solleva interrogativi. Ma al di là delle speculazioni su possibili insider trading, ciò che emerge è un problema strutturale: l'innovazione istituzionale che doveva portare maturità al mercato crypto sta paradossalmente aumentandone la volatilità.
Negli ultimi anni, l'adozione istituzionale delle criptovalute aveva contribuito a stabilizzare bitcoin, facendolo comportare più come altri asset rischiosi tradizionali. Le grandi aziende che hanno inserito crypto nei loro bilanci e i programmi strutturati di vendita di opzioni avevano significativamente calmato la volatilità rispetto ai minimi del mercato ribassista del 2018. Ma ora una nuova ondata di innovazione finanziaria sta smontando questi progressi.
Negli Stati Uniti, l'interesse per i futures perpetui è esploso dopo che Coinbase ha lanciato questo tipo di contratti in luglio. Per capire l'attrattiva di questi strumenti basta guardare alla psicologia di trading moderna, soprattutto quella delle generazioni più giovani: una ricerca ossessiva di asimmetria. Trader e investitori si riversano verso opportunità che promettono guadagni rapidi e moltiplicati, che siano opzioni, scommesse multiple o appunto futures perpetui.
Ma questa ricerca spasmodica di rendimenti stratosferici nasconde una verità elementare: gli strumenti che sembrano più adatti a moltiplicare il capitale sono esattamente quelli che con maggiore probabilità lo azzereranno completamente. È la lezione che migliaia di trader hanno imparato a proprie spese venerdì sera, quando le loro posizioni sono state spazzate via in poche ore.
La situazione ricorda per certi versi quanto accaduto in passato sui mercati tradizionali con altri strumenti derivati ad alta leva. La differenza è che nel mondo crypto tutto avviene a velocità accelerata, con una regolamentazione ancora frammentaria e un pubblico spesso poco preparato ai rischi che sta assumendo. L'adozione istituzionale che doveva portare stabilità si sta rivelando un'arma a doppio taglio.
Nel frattempo, altri settori del mercato tecnologico mostrano dinamiche più positive. Micron, il miglior titolo dell'anno tra i componenti del VanEck Semiconductor ETF, ha registrato un balzo in borsa lunedì dopo un raro doppio upgrade da parte di BNP Paribas Exane. L'analista Karl Ackerman ha portato la raccomandazione direttamente da "underperform" a "outperform", più che raddoppiando il target di prezzo a 270 dollari, il più alto tra tutti gli analisti monitorati da Bloomberg.
La conversione del più grande scettico di Wall Street nel più grande sostenitore del titolo si basa sulla convinzione che la memoria ad alta larghezza di banda (HBM) rappresenti un vettore di crescita sostenibile e separato, e che ci troviamo ancora nelle prime fasi di un superciclo della memoria. Anche gli analisti di Evercore ISI hanno alzato il loro target sul titolo, portandolo da 100 a 137 dollari.
Sempre nel settore tech, IonQ ha visto le sue azioni impennarsi dopo aver annunciato "un avanzamento significativo nelle simulazioni di chimica quantistica". L'azienda di quantum computing ha dimostrato, in collaborazione con un importante produttore automobilistico, di poter calcolare con maggiore precisione rispetto ai computer classici le forze nucleari nei punti critici dove avvengono grandi cambiamenti. Questa capacità ha potenziali applicazioni commerciali molto utili in settori che vanno dalla farmaceutica alle batterie all'industria chimica.
Infine, Rocket Lab è balzata dopo che gli analisti di Morgan Stanley hanno triplicato il loro target di prezzo portandolo a 68 dollari, definendo l'azienda "una potenziale alternativa a SpaceX in divenire". Secondo gli analisti, la società sta replicando i passi di SpaceX sotto diversi aspetti, incluso l'aumento della capacità di carico dei razzi, l'adozione del riutilizzo dei booster e il progetto di una propria costellazione satellitare simile a Starlink. Le azioni sono salite del 600% negli ultimi dodici mesi, diventando una delle preferite dei trader retail.