Nel mondo delle criptovalute, dove la sicurezza rappresenta una sfida continua, un nuovo capitolo si è aggiunto alla cronaca degli incidenti informatici. Loopscale, piattaforma emergente nel settore della finanza decentralizzata, è riuscita a risolvere pacificamente una situazione potenzialmente disastrosa, convincendo i responsabili di un attacco informatico a restituire i fondi sottratti. L'accordo, che prevede un "riscatto etico" del 10% del valore rubato, evidenzia un fenomeno sempre più comune nell'ecosistema cripto: la negoziazione post-attacco come strategia di recupero.
Anatomia di un furto digitale da 5,8 milioni di dollari
Lo scorso 26 aprile, Loopscale ha subito un attacco informatico sofisticato che ha compromesso il suo sistema di pricing. Gli hacker sono riusciti a manipolare il meccanismo di valutazione dei token RateX PT, causando un danno economico significativo: circa 5,7 milioni di dollari in USDC (USD Coin) e 1.200 SOL (Solana) sono stati sottratti dalle casse virtuali della piattaforma. La vulnerabilità ha colpito esclusivamente i depositanti nei vault USDC e SOL, mentre il sistema di collateralizzazione RateX è rimasto intatto.
Immediatamente dopo l'attacco, la piattaforma ha adottato misure preventive bloccando i prelievi dai vault e sospendendo temporaneamente tutti i mercati. Una mossa necessaria per contenere i danni mentre il team tecnico analizzava la portata della violazione e lavorava a una soluzione.
La strategia del "bounty" come soluzione pragmatica
Anziché percorrere la strada delle denunce formali e delle indagini internazionali, spesso poco efficaci nel contesto delle criptovalute, Loopscale ha optato per un approccio pragmatico. Il 27 aprile, appena un giorno dopo l'attacco, la piattaforma ha proposto agli hacker un accordo di "whitehat bounty": in cambio della restituzione del 90% dei fondi sottratti (equivalenti a 35.527 SOL), gli attaccanti avrebbero ricevuto un premio del 10% (3.947 SOL) e l'immunità da qualsiasi conseguenza legale.
La proposta aveva una scadenza precisa: le 6 del mattino (ora della costa est americana) del 28 aprile. Con sorpresa di molti osservatori del settore, gli hacker hanno risposto positivamente all'offerta, manifestando la disponibilità a restituire quanto sottratto in cambio della ricompensa pattuita. Loopscale ha confermato l'accordo con un post su X (ex Twitter), promettendo aggiornamenti sulla ripresa dei prelievi dai vault e un'analisi dettagliata dell'incidente nelle prossime settimane.
Un fenomeno in crescita nel contesto di vulnerabilità sistemiche
Il caso Loopscale non è isolato ma si inserisce in un contesto di crescente insicurezza nel settore delle criptovalute. Il primo trimestre del 2025 ha segnato un record negativo per quanto riguarda le violazioni di sicurezza, con perdite stimate in oltre 1,6 miliardi di dollari. Solo nel secondo trimestre dell'anno, abbiamo già assistito a diversi attacchi di alto profilo: il furto di 572.000 dollari ai danni di SIR.trading, l'exploit da 5 milioni di dollari che ha colpito ZKSync e l'attacco da 7 milioni di dollari alla piattaforma KiloEx.
Questo scenario preoccupante solleva interrogativi sulla sostenibilità dell'attuale modello di sicurezza nel settore DeFi (Finanza Decentralizzata). Mentre in altri ambiti tecnologici le vulnerabilità vengono generalmente corrette prima di causare danni significativi, nel mondo cripto sembra essersi instaurato un pericoloso sistema di incentivi perversi, dove l'attacco e la successiva negoziazione diventano quasi pratiche di routine.
Il dibattito etico sulle "taglie" agli hacker
La pratica di offrire ricompense agli attaccanti solleva questioni etiche non trascurabili. Da un lato, rappresenta spesso l'unica possibilità concreta di recuperare i fondi sottratti; dall'altro, rischia di normalizzare comportamenti criminali, creando un mercato parallelo dove la violazione dei sistemi diventa un'attività remunerativa con rischi limitati. In Italia, dove le normative sulla cybersicurezza stanno diventando sempre più stringenti, simili accordi potrebbero trovarsi in una zona grigia dal punto di vista legale.
Gli esperti di cybersicurezza del settore bancario tradizionale guardano con preoccupazione a queste pratiche, sottolineando come nel sistema finanziario convenzionale sarebbero impensabili. Tuttavia, la natura decentralizzata e spesso anonima delle transazioni cripto rende le soluzioni tradizionali difficilmente applicabili.
Prospettive future per la sicurezza DeFi
Il caso Loopscale, pur concludendosi relativamente bene per gli utenti coinvolti, evidenzia la necessità di un ripensamento strutturale dei protocolli di sicurezza nel settore. Alcune piattaforme stanno iniziando a implementare sistemi di audit preventivo più rigorosi e programmi di bug bounty ufficiali, che premiano chi segnala vulnerabilità prima che vengano sfruttate. Altri progetti stanno esplorando soluzioni assicurative specifiche per coprire gli utenti in caso di attacchi informatici.
Nel frattempo, per gli investitori italiani che si avvicinano al mondo DeFi, il consiglio degli esperti rimane quello della massima prudenza: diversificare gli investimenti, utilizzare piattaforme con solida reputazione e considerare i wallet hardware per la custodia delle proprie criptovalute quando non sono attivamente utilizzate per operazioni di finanza decentralizzata.