L'Università di Harvard ha investito oltre 442 milioni di dollari nell'ETF spot su Bitcoin di BlackRock, l'iShares Bitcoin Trust (IBIT), secondo i documenti depositati venerdì presso la Securities and Exchange Commission. Si tratta della più grande posizione azionaria dell'ateneo, superando persino gli investimenti in colossi tecnologici come Nvidia, Microsoft e Amazon. Una mossa che segna un punto di svolta nell'adozione istituzionale delle criptovalute, coinvolgendo ora anche le più prestigiose istituzioni accademiche americane dopo anni di dominio esclusivo di Wall Street e della Silicon Valley.
L'ingresso di Harvard nel mercato crypto avviene attraverso uno strumento che ha rappresentato una vera rivoluzione per l'accessibilità al Bitcoin (BTC). L'IBIT di BlackRock è stato tra i primi ETF spot su criptovalute approvati negli Stati Uniti, lanciato nel gennaio 2024 dopo oltre un decennio di battaglia legale e regolamentare tra il settore crypto e la SEC. Questo prodotto finanziario ha permesso per la prima volta agli investitori statunitensi di ottenere esposizione diretta a Bitcoin attraverso i tradizionali conti di intermediazione, bypassando la necessità di utilizzare exchange crypto e wallet personali.
Nonostante l'importo considerevole, la posizione in Bitcoin rappresenta meno dell'1% del patrimonio complessivo di Harvard, che ammonta a circa 57 miliardi di dollari. Anche la Brown University ha seguito un percorso simile, rivelando investimenti in ETF crypto per circa 14 milioni di dollari. Questo trend evidenzia come l'Ivy League stia progressivamente integrando gli asset digitali nelle proprie strategie di diversificazione del portafoglio, un segnale che non passa inosservato nel settore.
Eric Balchunas, analista di Bloomberg Intelligence, ha commentato su X che l'investimento di Harvard in IBIT rappresenta "la migliore validazione che un ETF possa ricevere". La dichiarazione sottolinea come l'ingresso di istituzioni accademiche di tale calibro conferisca ulteriore legittimità a strumenti finanziari che fino a pochi anni fa erano considerati troppo rischiosi o speculativi per investitori istituzionali conservatori.
Tuttavia, questa crescente accettazione istituzionale non si è ancora tradotta in performance di prezzo corrispondenti per Bitcoin. Nell'ultimo anno, la principale criptovaluta per capitalizzazione di mercato ha registrato un incremento inferiore allo 0,5%, una performance decisamente modesta se confrontata con il 13% di crescita dell'S&P 500 nello stesso periodo. Dopo aver toccato il massimo storico di quasi 126.000 dollari il mese scorso, BTC è attualmente scambiato intorno ai 92.000 dollari, con un calo del 27% rispetto al picco.
Questa discrepanza tra adozione istituzionale e performance di mercato solleva interrogativi interessanti sulla dinamica attuale del settore crypto. Mentre gli investitori istituzionali accumulano posizioni attraverso veicoli regolamentati come gli ETF spot, il mercato sembra attraversare una fase di consolidamento dopo l'euforia iniziale seguita all'approvazione di questi strumenti. Per gli investitori retail italiani ed europei, che attendono ancora l'arrivo di prodotti simili conformi alla normativa MiCA, l'esperienza statunitense offre uno spaccato interessante sulle dinamiche che potrebbero manifestarsi anche nei mercati del Vecchio Continente.
L'università non ha rilasciato commenti ufficiali sulle motivazioni dietro questa allocazione significativa in Bitcoin. Resta da vedere se altri atenei e istituzioni accademiche seguiranno l'esempio di Harvard e Brown, accelerando ulteriormente il processo di istituzionalizzazione degli asset digitali. Nel frattempo, la crescita del patrimonio gestito dall'IBIT di BlackRock dimostra come i canali tradizionali di investimento stiano diventando la porta d'ingresso preferita per l'esposizione istituzionale alle criptovalute, ridefinendo progressivamente i confini tra finanza tradizionale e mercati crypto.