Le Isole Marshall hanno dato il via a un esperimento che potrebbe ridefinire l'approccio globale al reddito di base universale: un programma nazionale che consente ai cittadini di ricevere pagamenti governativi direttamente in criptovaluta, attraverso wallet digitali supportati dallo stato. Si tratta della prima implementazione al mondo di un UBI su scala nazionale che integra la tecnologia blockchain come metodo di distribuzione alternativo ai canali bancari tradizionali, in un contesto dove la dispersione geografica rende complessa la logistica dei pagamenti. L'iniziativa, che coinvolge tutti i 42.000 residenti dell'arcipelago del Pacifico, rappresenta un banco di prova per verificare se le infrastrutture crypto possano davvero colmare i gap dell'inclusione finanziaria nei territori remoti.
Il programma prevede pagamenti trimestrali di circa 200 dollari per ogni cittadino residente, equivalenti a 800 dollari annui, una cifra concepita come "rete di sicurezza sociale" più che come alternativa al reddito da lavoro. Come ha spiegato il ministro delle finanze David Paul, l'obiettivo è offrire un sostegno morale e pratico alla popolazione, senza creare disincentivi all'occupazione, in un momento in cui il paese affronta pressioni inflazionistiche e flussi migratori verso l'esterno. La prima distribuzione è avvenuta a fine novembre, con i beneficiari liberi di scegliere tra bonifico bancario, assegno cartaceo o trasferimento di stablecoin ancorate al dollaro USA attraverso wallet digitali.
Il finanziamento dell'iniziativa proviene da un trust fund creato nell'ambito degli accordi con gli Stati Uniti, che include compensazioni per decenni di test nucleari condotti nell'arcipelago durante la Guerra Fredda. Il fondo detiene attualmente oltre 1,3 miliardi di dollari in asset, con un impegno americano di ulteriori 500 milioni fino al 2027. Questa base finanziaria solida distingue il progetto marshallese da molti altri esperimenti di UBI, spesso limitati nel tempo o geograficamente circoscritti, garantendo sostenibilità di lungo periodo senza pesare sul bilancio pubblico corrente.
La componente blockchain del programma utilizza stablecoin ancorate al dollaro, evitando l'esposizione alla volatilità che caratterizza asset come Bitcoin (BTC) o Ethereum (ETH). Secondo il dottor Huy Pham, professore associato e responsabile crypto-fintech presso la RMIT University, si tratta di "una prima mondiale in termini di implementazione nazionale" che sfrutta la blockchain non per speculazione ma per ottimizzare la logistica dei trasferimenti governativi. La tecnologia distributed ledger permette teoricamente di raggiungere istantaneamente anche gli atolli più remoti, senza dipendere da filiali bancarie fisiche, una caratteristica particolarmente rilevante per un arcipelago disperso su centinaia di isole.
Tuttavia, i dati sull'adozione raccontano una storia diversa dalle aspettative tecnologiche. Secondo la Social Security Administration delle Isole Marshall, circa il 60% dei primi pagamenti è stato depositato su conti bancari tradizionali, mentre il resto è stato erogato tramite assegni cartacei. Solo 12 persone hanno finora optato per il wallet digitale, un tasso di penetrazione che evidenzia il gap tra infrastruttura tecnologica disponibile e capacità di utilizzo effettivo. Anelie Sarana, finance manager coinvolta nell'implementazione, ha spiegato che il suo team ha dovuto viaggiare verso gli atolli più esterni per registrare i beneficiari, molti dei quali hanno utilizzato immediatamente i fondi per beni di prima necessità o celebrazioni del Gospel Day.
Il dottor Pham ha sottolineato che i pagamenti digitali da soli non garantiscono inclusione finanziaria, specialmente in contesti dove la connettività internet è irregolare e spesso interrotta. "Migliorare la copertura internet, aumentare la penetrazione degli smartphone: tutti questi elementi rappresentano il minimo indispensabile per un'economia basata su blockchain", ha affermato. La scarsa adozione del wallet digitale conferma che le barriere all'uso delle criptovalute non sono solo culturali ma anche infrastrutturali, un problema che riguarda molte economie emergenti e territori insulari.
Non è la prima volta che le Isole Marshall esplorano l'intersezione tra sovranità monetaria e tecnologia blockchain. Nel 2018, il governo aveva tentato di lanciare una criptovaluta nazionale chiamata Sovereign (SOV), un progetto che si è arenato dopo gli avvertimenti del Fondo Monetario Internazionale sui rischi macroeconomici e di stabilità finanziaria. L'FMI ha mantenuto una posizione cauta anche verso l'attuale schema UBI, riconoscendo l'innovazione tecnologica ma evidenziando rischi fiscali, legali, reputazionali e di integrità finanziaria, particolarmente elevati se governance e supervisione risultano inadeguate.
La dottoressa Monique Taylor, docente di politica mondiale all'Università di Helsinki, ha osservato che gli schemi di reddito universale rimangono rari su scala nazionale e non esistono precedenti diretti che combinino questa architettura fiscale con una componente di delivery digitale in uno stato insulare di piccole dimensioni. Tuttavia, ha riconosciuto vantaggi potenziali: "In uno stato insulare geograficamente disperso, dove le infrastrutture bancarie convenzionali possono essere limitate, un wallet digitale può ridurre le friction e rendere i trasferimenti più accessibili, particolarmente negli atolli esterni", ha affermato.
L'esperimento marshallese si inserisce in un dibattito più ampio sull'applicabilità delle tecnologie blockchain ai servizi pubblici e alla distribuzione di welfare. Mentre progetti pilota di Central Bank Digital Currency (CBDC) si moltiplicano globalmente, questo caso rappresenta un'applicazione concreta dove la blockchain non sostituisce ma affianca i canali tradizionali, offrendo un'opzione aggiuntiva piuttosto che imporre una transizione forzata. Il successo o il fallimento del programma dipenderà dalla capacità di colmare il gap infrastrutturale e educativo, trasformando l'opzione cripto da possibilità teorica a strumento effettivamente utilizzato dalla popolazione. I prossimi trimestri di distribuzione forniranno dati cruciali per valutare se l'adozione del wallet digitale crescerà con la familiarità o rimarrà una funzionalità marginale di un programma altrimenti tradizionale.