Il settore delle stablecoin negli Stati Uniti potrebbe essere sul punto di vivere una trasformazione epocale, con l'ingresso delle grandi banche tradizionali che minaccia di ridefinire completamente gli equilibri di un mercato finora dominato da aziende tecnologiche e fintech. La deposizione di un marchio registrato da parte di JPMorgan Chase per "JPMD" rappresenta solo la punta dell'iceberg di un movimento più ampio che vede Wall Street prepararsi ad abbracciare definitivamente il mondo delle criptovalute. Questo cambio di paradigma avviene in un momento cruciale, mentre il Congresso americano si appresta a votare una legislazione che potrebbe fornire la chiarezza normativa tanto attesa dal settore.
La strategia digitale di JPMorgan prende forma
La richiesta di marchio depositata il 15 giugno presso l'Ufficio Brevetti e Marchi degli Stati Uniti descrive JPMD come un servizio destinato a "trading, scambio, trasferimento e servizi di pagamento per asset digitali", insieme ad altre funzioni legate alle criptovalute. Sebbene la banca non abbia rilasciato dichiarazioni pubbliche riguardo questa mossa, l'iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di rinnovato interesse verso le stablecoin da parte sia di Wall Street che della Silicon Valley.
JPMorgan non si muove da sola in questo scenario. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal lo scorso maggio, la banca sarebbe coinvolta in discussioni private con altri colossi bancari americani come Citigroup, Wells Fargo e Bank of America per valutare l'emissione di una stablecoin congiunta sostenuta dalle principali istituzioni bancarie del Paese.
Il panorama normativo in evoluzione
Il timing della mossa di JPMorgan appare tutt'altro che casuale, considerando il contesto normativo in rapida evoluzione. Il Senato americano è programmato per votare oggi, 17 giugno, sul GENIUS Act, un disegno di legge che potrebbe plasmare il futuro dell'emissione di stablecoin negli Stati Uniti. La legislazione proposta prevede requisiti stringenti: le stablecoin dovranno essere completamente garantite da dollari americani o titoli del Tesoro a breve termine, con audit regolari delle riserve e il divieto per emittenti non autorizzati.
Il provvedimento legislativo stabilisce inoltre che le stablecoin non sono titoli e garantisce agli utenti il diritto di riscattarle, fornendo quella chiarezza normativa di cui investitori e istituzioni hanno urgente bisogno. Qualora il disegno di legge venisse approvato, passerebbe alla Camera dei Rappresentanti per la riconciliazione con lo STABLE Act prima di raggiungere la scrivania del presidente.
L'esperienza pregressa nel mondo digitale
JPMorgan non è nuova al mondo degli asset digitali. Nel 2019 ha lanciato JPM Coin per i regolamenti istituzionali, che oggi processa transazioni giornaliere per un valore superiore al miliardo di dollari. I clienti della banca possono ora acquistare fondi negoziati in borsa (ETF) su Bitcoin e utilizzare asset legati alle criptovalute come garanzia per prestiti.
La banca ha precedentemente registrato anche il marchio "J.P. Morgan Wallet" per supportare pagamenti in criptovalute e trasferimenti di valute digitali. Nonostante il CEO Jamie Dimon abbia a lungo criticato le criptovalute, definendo Bitcoin "senza valore" e paragonandolo al fumo di sigaretta, il suo tono si è ammorbidito in un clima normativo più favorevole.
La convergenza tra giganti tech e colossi bancari
Il movimento di JPMorgan si inserisce in una tendenza più ampia che vede aziende come Meta, Apple e Google esplorare integrazioni con stablecoin, mentre gestori patrimoniali come Fidelity hanno iniziato a testare le proprie offerte. Questa convergenza tra settore tecnologico e bancario tradizionale potrebbe rappresentare il punto di svolta definitivo per l'adozione mainstream delle criptovalute negli Stati Uniti.
Sebbene JPMorgan non custodisca direttamente criptovalute, sta costantemente espandendo la propria presenza nel settore della finanza digitale. Che JPMD si riveli essere una stablecoin o un altro prodotto blockchain, la registrazione del marchio segnala l'ingresso delle istituzioni tradizionali in un futuro finanziario tokenizzato e regolamentato, dove i confini tra finanza tradizionale e digitale potrebbero presto dissolversi definitivamente.