Il mondo crypto è stato scosso martedì dall'annuncio shock della chiusura dell'organizzazione dietro Kadena, blockchain proof-of-work che solo pochi anni fa ambiva a superare Bitcoin ed Ethereum. La notizia ha innescato un crollo immediato del token nativo KDA, precipitato del 47% nelle ore successive alla comunicazione ufficiale, portando la criptovaluta a quotare circa $0,121. Si tratta di un drammatico -99% rispetto al massimo storico di $27,64 toccato durante il bull run del 2021, un caso da manuale di come anche progetti con ambizioni corporate possano dissolversi nelle condizioni avverse del mercato crypto.
L'aspetto più interessante della vicenda riguarda la natura decentralizzata della blockchain stessa, che continuerà a operare nonostante lo shutdown dell'entità aziendale. Sul social X, l'organizzazione Kadena ha dichiarato di non poter più sostenere le operazioni commerciali e di cessare immediatamente tutte le attività, inclusa la manutenzione attiva del protocollo. Tuttavia, essendo una blockchain proof-of-work completamente decentralizzata, la rete rimane nelle mani dei miner indipendenti che la gestiscono, una caratteristica che distingue Kadena da molti progetti più centralizzati del panorama layer-1.
I volumi di trading rivelano il divario tra aspirazioni e realtà: KDA registra appena 48 milioni di dollari nelle 24 ore, una goccia nel mare rispetto ai 95,6 miliardi di Bitcoin (BTC) e ai 42,9 miliardi di Ethereum (ETH). Questa discrepanza evidenzia come il progetto non sia mai riuscito a conquistare quella quota di mercato che i fondatori, Stuart Popejoy e William Martino, veterani di JP Morgan, avevano immaginato quando lanciarono la mainnet nel gennaio 2020.
La storia di Kadena rappresenta un esempio paradigmatico delle sfide affrontate dai progetti blockchain nati con pedigree corporate. I due fondatori avevano lavorato alla prima incursione di JP Morgan nel settore blockchain prima di lasciare il colosso finanziario per sviluppare una soluzione indipendente. Il pitch era ambizioso: posizionarsi come "la blockchain per il business", promettendo scalabilità superiore a Bitcoin e maggiore affidabilità rispetto a Ethereum grazie al meccanismo proof-of-work abbinato agli smart contract.
Nel 2022, Kadena aveva lanciato un programma di grant da 100 milioni di dollari per attrarre sviluppatori Web3, seguendo la strategia adottata da protocolli di successo come Solana ed Ethereum. L'iniziativa aveva l'obiettivo di costruire un ecosistema di dApp e protocolli DeFi sulla piattaforma, ma evidentemente non è bastata a generare quella massa critica necessaria per sostenere il progetto a lungo termine. La sede operativa a New York con dipendenti a libro paga rappresentava un modello ibrido tra struttura aziendale tradizionale e network decentralizzato, con i miner distribuiti globalmente.
Dal punto di vista tecnico, l'organizzazione ha promesso di rilasciare presto un nuovo binary che garantirà il funzionamento ininterrotto della blockchain senza alcun coinvolgimento aziendale, esortando gli operatori di nodi ad aggiornare il software quanto prima. Questa transizione evidenzia un aspetto cruciale spesso trascurato: la differenza tra l'entità commerciale che promuove un protocollo e l'infrastruttura blockchain sottostante. Gli smart contract on-chain e i protocolli costruiti su Kadena continueranno a essere governati indipendentemente dai loro maintainer.
Il team ha attribuito la chiusura alle "condizioni di mercato" sfavorevoli, una spiegazione generica che riflette le difficoltà di molti progetti crypto nati durante l'euforia del 2020-2021 e ora costretti a confrontarsi con un contesto più selettivo. La vicenda solleva interrogativi sulla sostenibilità dei modelli di business crypto che richiedono significativi investimenti operativi senza aver raggiunto l'adozione necessaria per generare revenue sufficienti.
Per gli holder di KDA, la situazione presenta scenari incerti: mentre la blockchain tecnicamente continuerà a funzionare, l'assenza di un'organizzazione dedicata allo sviluppo, al marketing e al supporto degli sviluppatori potrebbe accelerare ulteriormente il declino del valore del token. Resta da vedere se la community riuscirà a riorganizzarsi autonomamente per mantenere vivo il progetto, come è accaduto in passato con altri protocolli abbandonati dai team originali, o se Kadena diventerà l'ennesimo caso di studio sui rischi dell'investimento in altcoin di seconda fascia in un mercato sempre più competitivo e concentrato sui layer-1 dominanti.