Il mercato delle criptovalute attraversa una fase turbolenta che sta mettendo a dura prova anche le strategie più aggressive di accumulo di bitcoin. L'azienda giapponese quotata in borsa Metaplanet si trova ora in una situazione paradossale: il valore complessivo della società è sceso al di sotto del valore stesso dei bitcoin che detiene nel proprio portafoglio, un segnale preoccupante che evidenzia le tensioni del settore. La società nipponica rappresenta il quarto maggiore detentore aziendale di bitcoin al mondo, con un patrimonio di 30.823 unità della criptovaluta.
Il titolo Metaplanet ha registrato un crollo del 12% martedì, in un contesto di mercato dove il bitcoin stesso fatica a mantenere le posizioni. Secondo i dati pubblicati sul sito web dell'azienda, il cosiddetto mNAV - ovvero il rapporto tra la capitalizzazione di mercato più il debito e le riserve di token digitali - è scivolato a 0,99, una soglia psicologica importante che indica come gli investitori stiano valutando l'azienda meno del valore effettivo dei suoi asset in criptovaluta. Nell'arco di un mese, le azioni hanno perso il 19%, un dato che stacca nettamente rispetto al calo del 4% fatto registrare dal bitcoin nello stesso periodo.
La questione solleva interrogativi più ampi sulle cosiddette "digital asset treasuries", quelle società che hanno fatto dell'accumulo di criptovalute il fulcro della propria strategia aziendale. Greg Cipolaro, responsabile globale della ricerca presso NYDIG, ha messo in guardia gli investitori evidenziando come i rendimenti iniziali, per quanto allettanti sulla carta, si rivelino difficili da concretizzare quando arriva il momento di liquidare le posizioni.
"Gli investitori stanno iniziando a riconoscere queste dinamiche e, unite alla mancanza di una chiara differenziazione strategica tra le varie digital asset treasuries, ciò ha portato a una significativa sottoperformance rispetto al bitcoin stesso", ha scritto Cipolaro nella sua analisi. In sostanza, molti si trovano bloccati con perdite invece dei guadagni sperati, una realtà ben diversa dalle promesse iniziali che avevano attirato capitali verso questo tipo di investimenti.
Nel frattempo, il bitcoin martedì mattina è scivolato nella fascia dei 110.000 dollari, con un calo del 4% nelle ultime 24 ore. Le guerre tariffarie e un clima di incertezza sia domestico che geopolitico continuano a pesare sull'intero mercato delle criptovalute, creando un ambiente ostile per chi sperava in una ripresa rapida dopo le liquidazioni massive del fine settimana.
Non tutti però hanno perso la fiducia nel lungo periodo. Gli analisti di Citi hanno confermato la loro previsione a 12 mesi per il bitcoin a 181.000 dollari, basata sull'ipotesi di flussi di capitale continui verso la criptovaluta. La banca americana mantiene anche una stima di 133.000 dollari per fine anno, pur riconoscendo che lo scenario ribassista potrebbe concretizzarsi in caso di debolezza significativa dei mercati azionari.
Nic Puckrin, cofondatore di Coin Bureau, ha definito il sell-off del weekend "un brutale promemoria" dei rischi amplificati che accompagnano la crescita e la maturazione del mercato crypto. "In questo contesto, la scarsa liquidità, l'eccessiva leva finanziaria e il coinvolgimento dei grandi operatori creano un cocktail tossico", ha dichiarato l'esperto, sottolineando come il bitcoin si trovi ora ad affrontare un'ardua battaglia per superare i livelli di resistenza chiave necessari a raggiungere nuovi massimi storici significativi quest'anno.
Anche gli Exchange Traded Fund dedicati al bitcoin stanno soffrendo. Lunedì hanno registrato deflussi per 326,52 milioni di dollari, secondo i dati di SoSoValue. L'unica eccezione è stata l'iShares Bitcoin Trust di BlackRock, che ha attirato 69,3 milioni di dollari, distinguendosi come un'isola di fiducia in un mare di pessimismo. Il gigante della gestione patrimoniale continua quindi ad accumulare posizioni mentre altri investitori istituzionali battono in ritirata, un segnale che potrebbe indicare visioni divergenti sul futuro immediato della principale criptovaluta.