Il mercato delle stablecoin ha raggiunto una capitalizzazione superiore ai 280 miliardi di dollari, e secondo Goldman Sachs ci troviamo "all'inizio di una corsa all'oro delle stablecoin" che potrebbe portare il settore verso valori di trilioni di dollari. Tuttavia, dietro questa crescita esplosiva si nascondono rischi sistemici che potrebbero trasformare quello che oggi appare come un eldorado digitale in una potenziale bomba finanziaria a orologeria. La preoccupazione principale riguarda la supervisione inadeguata di un settore che sta assumendo dimensioni sempre più rilevanti nell'ecosistema finanziario globale.
L'allarme del Premio Nobel per l'Economia
Jean Tirole, economista insignito del Premio Nobel nel 2014 e professore presso la Toulouse School of Economics, non usa mezzi termini quando parla delle stablecoin: si dichiara "estremamente, estremamente preoccupato" per la mancanza di supervisione adeguata nel settore. In un'intervista al Financial Times, l'economista francese ha delineato uno scenario in cui i governi potrebbero trovarsi costretti a mettere in atto salvataggi da miliardi di dollari qualora queste valute digitali, considerate "depositi perfettamente sicuri" dai trader al dettaglio, dovessero crollare durante una futura crisi finanziaria.
La preoccupazione di Tirole non è infondata se si considera che le stablecoin ancorate al dollaro americano sono ora obbligate per legge, dopo l'entrata in vigore del GENIUS Act nel luglio scorso, a essere sostenute in rapporto uno a uno da dollari americani o buoni del Tesoro. Questo collegamento diretto con i titoli di Stato americani crea una dipendenza sistemica che potrebbe rivelarsi problematica.
Il paradosso dei rendimenti bassi
L'economista francese evidenzia un aspetto cruciale: sostenere le stablecoin con obbligazioni del governo americano potrebbe diventare impopolare a causa dei rendimenti relativamente bassi di questi asset. Tirole ricorda casi precedenti in cui i rendimenti del debito del Tesoro sono stati negativi per diversi anni, con pagamenti post-inflazione ancora più bassi. Questo scenario potrebbe spingere gli emittenti di stablecoin verso investimenti più rischiosi ma più redditizi, aumentando esponenzialmente il pericolo di instabilità sistemica.
Il rischio, secondo l'analisi di Tirole, risiede nella tentazione degli emittenti di stablecoin di essere "attirati" verso investimenti in altri asset che "offrono rendimenti più elevati ma sono più rischiosi". Questo comportamento aumenterebbe significativamente la probabilità di una crisi potenziale, scatenando una corsa al ritiro dei token.
Le pressioni politiche sul Tesoro americano
Parallelamente alle preoccupazioni di Tirole, emerge un quadro complesso delle dinamiche politiche ed economiche americane. Il Segretario al Tesoro Scott Bessent starebbe "scommettendo" sull'industria crypto come futuro acquirente chiave dei titoli di Stato americani. Secondo fonti del Financial Times, Bessent avrebbe segnalato a Wall Street di aspettarsi che l'industria diventi una fonte importante di domanda per le obbligazioni del governo americano, mentre Washington cerca di rafforzare la domanda per un'ondata di nuovo debito pubblico.
Il Segretario al Tesoro avrebbe già contattato i principali emittenti di stablecoin, come Circle e Tether, per ottenere informazioni, segnalando i presunti piani del Dipartimento del Tesoro di aumentare le vendite di cambiali a breve termine nei prossimi trimestri. Tuttavia, non tutti gli esperti condividono questo ottimismo.
Scetticismo dagli esperti finanziari
Paul Donovan, Chief Economist globale della società di servizi finanziari UBS, rimane scettico sulla capacità del settore delle stablecoin di aumentare effettivamente la domanda di obbligazioni del governo americano. Donovan considera che "le stablecoin riguardano più la redistribuzione dell'offerta di moneta", aggiungendo che "qualcuno che vende buoni del Tesoro per comprare stablecoin, che investono il denaro in buoni del Tesoro, non cambia la domanda per gli strumenti di debito americani".
Questa visione contrasta nettamente con l'ottimismo del Segretario Bessent, che considera gli recenti progressi normativi sufficienti per guidare la crescita del settore. "Il GENIUS Act fornisce al mercato in rapida crescita la chiarezza normativa di cui ha bisogno per crescere fino a diventare un'industria da trilioni di dollari", aveva dichiarato Bessent nel luglio scorso.
La necessità di una supervisione rafforzata
Tirole sottolinea che i potenziali rischi potrebbero essere gestiti se i supervisori globali avessero risorse sufficienti e fossero incentivati ad agire con cautela. Tuttavia, l'economista avverte che si tratta di un "grande se", citando gli interessi personali e politici di alcuni membri chiave dell'amministrazione americana. La sua preoccupazione principale riguarda lo scenario in cui le stablecoin, detenute da depositari al dettaglio o istituzionali che le considerano depositi perfettamente sicuri, dovessero crollare improvvisamente.
"Se sono detenute da depositari al dettaglio o istituzionali che pensavano fosse un deposito perfettamente sicuro, allora il governo sarà sotto molta pressione per salvare i depositari così che non perdano i loro soldi", spiega Tirole, aggiungendo che negli ultimi decenni solo pochi depositari non assicurati delle banche tradizionali hanno mai subito perdite. Questa disparità di trattamento potrebbe creare aspettative di intervento governativo anche per le stablecoin, con conseguenze fiscali potenzialmente enormi per i contribuenti.