Il Sud-Est asiatico si sta trasformando in un laboratorio per l'innovazione delle criptovalute, con Thailandia e Vietnam che stanno ridisegnando il panorama normativo per attrarre investimenti e posizionarsi come hub digitali regionali. Mentre l'Europa e gli Stati Uniti continuano a dibattere su regolamentazioni spesso restrittive, questi paesi asiatici hanno scelto una strada diversa, puntando su incentivi fiscali e quadri normativi chiari per stimolare la crescita del settore. La competizione per diventare il centro nevralgico delle criptovalute nella regione si fa sempre più intensa, con mosse strategiche che potrebbero ridefinire gli equilibri globali del mercato digitale.
La rivoluzione fiscale thailandese
Il 17 giugno, il governo thailandese ha approvato in via preliminare un'esenzione fiscale destinata a fare del paese un Global Digital Asset Hub. Il viceministro delle Finanze Julapun Amornvivat ha presentato la misura come una strategia per incrementare gli investimenti e stimolare l'attività economica a lungo termine. Secondo quanto comunicato da Bitkub, il principale exchange thailandese, il gabinetto ha eliminato l'imposta sul reddito delle persone fisiche per le plusvalenze derivanti dalla vendita di asset digitali, con efficacia dal gennaio 2025 fino al dicembre 2029.
La modifica rappresenta un cambiamento significativo rispetto alla precedente tassazione del 15% applicata tramite ritenuta d'acconto sulle plusvalenze da criptovalute. Amornvivat ha inoltre annunciato che il Dipartimento delle Entrate thailandese sta lavorando all'implementazione di un Crypto-Asset Reporting Framework (CARF), un sistema che permetterà lo scambio automatico di informazioni sugli asset digitali a livello globale, aumentando la trasparenza delle transazioni.
Contraddizioni e sfide normative
Nonostante gli incentivi fiscali, la Thailandia presenta ancora alcune contraddizioni nella sua strategia cripto. Diversi grandi exchange internazionali, tra cui Binance, KuCoin e Upbit, hanno aperto filiali nel paese, ma gli investitori stranieri residenti nel Regno non possono aprire conti presso gli exchange locali a causa delle stringenti politiche di identificazione dei clienti. Inoltre, a maggio i regolatori finanziari thailandesi hanno ordinato il blocco di diverse piattaforme, incluse Bybit, OKX e CoinEx, citando operazioni senza licenza e preoccupazioni per il riciclaggio di denaro.
Paradossalmente, mentre il governo promuove la Thailandia come hub per gli asset digitali, l'uso delle criptovalute per i pagamenti rimane proibito dalla banca centrale dal 2022. Un progetto pilota proposto alla fine del 2024 per permettere ai turisti di spendere Bitcoin sull'isola di Phuket non ha ancora visto sviluppi concreti, evidenziando le tensioni tra le diverse visioni governative sul futuro delle criptovalute.
L'innovazione dei G-token
In controtendenza con le restrizioni sui pagamenti, la Thailandia ha annunciato a maggio i primi bond governativi tokenizzati al mondo, chiamati G-token. Il governo prevede di emettere token per un valore di 150 milioni di dollari attraverso un portale ICO a luglio, con l'obiettivo di raccogliere fondi pubblici e contribuire a coprire il deficit di bilancio. Questa iniziativa rappresenta un esperimento pionieristico nell'uso della tecnologia blockchain per il finanziamento pubblico.
Il Vietnam entra in scena
Il Vietnam non resta a guardare nella corsa per diventare un hub regionale per gli asset digitali. Il 14 giugno, l'Assemblea Nazionale vietnamita ha approvato la Legge sull'Industria della Tecnologia Digitale, portando le criptovalute sotto la supervisione normativa. La legislazione, che entrerà in vigore nel gennaio 2026, categorizza le criptovalute in due tipologie, entrambe caratterizzate dall'uso di crittografia o tecnologie digitali simili per la validazione durante creazione, emissione, archiviazione o trasferimento.
Questa normativa pone le basi per una più ampia innovazione digitale in tutto il paese, secondo i media locali. Il Vietnam si posiziona così come un potenziale concorrente della Thailandia nella regione, offrendo un quadro normativo strutturato che potrebbe attrarre investitori e aziende del settore cripto. La strategia vietnamita sembra puntare sulla chiarezza normativa piuttosto che sugli incentivi fiscali, rappresentando un approccio complementare ma diverso rispetto a quello thailandese.