Nel panorama economico globale, le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina tornano a scuotere i mercati finanziari americani, creando un mix esplosivo con la stagione degli utili appena iniziata. Wall Street ha vissuto una settimana di straordinaria volatilità, caratterizzata da rapidi cambi di direzione e reazioni nervose degli investitori di fronte all'escalation tariffaria tra le due superpotenze economiche e ai primi risultati trimestrali dei giganti bancari.
La danza dei mercati tra dazi e trimestrali
L'apertura delle contrattazioni di venerdì ha visto un iniziale calo degli indici principali, con l'S&P 500 in ribasso dello 0,44% e il Nasdaq in discesa dello 0,2%. Tuttavia, come ormai consuetudine in questa fase di estrema variabilità, gli acquirenti sono rapidamente intervenuti riportando gli indici in territorio positivo. Il Dow Jones Industrial Average ha perso quasi 400 punti, erodendo ulteriormente i guadagni registrati a metà settimana.
La reazione di Pechino non si è fatta attendere: la Cina ha annunciato l'innalzamento dei dazi sulle importazioni americane al 125%, in risposta al 145% imposto dal presidente Donald Trump. L'amministrazione cinese ha però precisato che non intende spingersi oltre questa soglia, con le nuove tariffe che entreranno in vigore il 12 aprile 2025.
Il paradosso delle buone notizie ignorate
In un contesto di normale stabilità, i dati economici pubblicati questa settimana avrebbero dovuto generare ottimismo. L'indice dei prezzi alla produzione (PPI) di marzo ha sorpreso gli analisti con un calo dello 0,4% rispetto al mese precedente, segnando la flessione più significativa da ottobre 2023. Su base annua, il PPI è cresciuto del 2,7%, ben al di sotto delle aspettative del 3,3% e del precedente 3,2%.
Anche l'indice dei prezzi al consumo (CPI) rilasciato giovedì mostrava segnali di rallentamento dell'inflazione al 2,4% mensile, ma i mercati hanno largamente ignorato questi dati, concentrandosi invece sulle preoccupazioni legate ai dazi. La paura dell'ignoto ha prevalso sui fondamentali economici, dimostrando quanto sia fragile l'equilibrio psicologico degli investitori.
Le banche sorridono, ma Wall Street resta cauta
La stagione degli utili è iniziata con note positive dal settore bancario. JPMorgan ha riportato un utile netto di 14,6 miliardi di dollari e un utile per azione di 5,07 dollari nel primo trimestre. Anche Wells Fargo e BlackRock hanno pubblicato risultati soddisfacenti, con tutti e tre i titoli che hanno registrato guadagni nel pre-mercato, insieme a Morgan Stanley.
Kate Moore, chief investment officer di Citi, ha dichiarato a CNBC's Squawk Box: "Voglio credere che i futures siano moderatamente in rialzo perché gli investitori prevedono numeri decenti dalle banche che pubblicano oggi i loro risultati." Tuttavia, la reazione positiva ai risultati aziendali è stata rapidamente sopraffatta dalle preoccupazioni geopolitiche.
Rifugio nell'oro mentre crescono le incertezze
L'incertezza ha spinto molti investitori verso asset considerati rifugi sicuri. L'oro ha toccato un nuovo massimo storico, superando la soglia dei 3.200 dollari per oncia. Questo movimento è stato accompagnato da un aumento del rendimento del Treasury decennale americano sopra il 4,41% e da un indebolimento dell'indice del dollaro.
Nonostante il turbinio di emozioni e le oscillazioni giornaliere, l'S&P 500 sembra comunque destinato a chiudere la settimana in positivo, grazie soprattutto al rimbalzo di mercoledì, quando i mercati avevano reagito con entusiasmo all'annuncio iniziale di Trump di una pausa di 90 giorni sull'imposizione dei dazi.
L'incertezza commerciale globale continua a rappresentare la principale minaccia per la stabilità dei mercati, con gli investitori che rimangono in attesa di sviluppi significativi che possano fornire una direzione più chiara. Fino ad allora, la volatilità rimarrà probabilmente una costante nelle sale operative di Wall Street.