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La crypto è pronta per il Q-Day quantistico?

Tempo di lettura 7 min
Valentina Romano
Di Valentina Romano
La crypto è pronta per il Q-Day quantistico?
La minaccia quantistica non rappresenta solo un problema tecnico per chi conserva criptovalute: è una questione di sopravvivenza per l'intera infrastruttura della fiducia digitale. Mentre i mercati delle criptovalute oscillano tra euforia e panico, spesso per ragioni speculative, esiste un pericolo molto più concreto che si sta materializzando nei laboratori di ricerca di tutto il mondo. I computer quantistici, macchine che ragionano attraverso probabilità anziché certezze assolute, stanno progredendo a una velocità che potrebbe rendere obsoleta la crittografia che protegge Bitcoin, Ethereum e l'intero ecosistema blockchain nel giro di pochi anni.

La differenza fondamentale tra un computer tradizionale e uno quantistico risiede nel modo in cui elaborano le informazioni. I primi utilizzano bit che assumono valore zero o uno, mentre i secondi sfruttano i qubit, unità che possono essere simultaneamente entrambe le cose grazie a una proprietà chiamata sovrapposizione. Questa caratteristica conferisce ai sistemi quantistici una capacità straordinaria di risolvere problemi matematici che risulterebbero impossibili anche per i supercomputer più potenti.

Il rischio concreto riguarda gli algoritmi che costituiscono la spina dorsale della sicurezza digitale globale. La crittografia RSA e quella a curva ellittica, che insieme proteggono la maggior parte dei dati mondiali incluse le transazioni in criptovaluta, potrebbero essere violate da computer quantistici attraverso il cosiddetto algoritmo di Shor. In termini pratici, questo significherebbe che le chiavi private potrebbero essere ricostruite a partire da quelle pubbliche, annullando di fatto l'inviolabilità su cui si basa l'intero concetto di proprietà digitale decentralizzata.

Il momento critico che i ricercatori hanno battezzato Q-Day segna il punto di svolta in cui un computer quantistico diventerà abbastanza potente da violare la crittografia classica. Durante la conferenza TOKEN2049 a Singapore, Charles Edwards, fondatore del fondo hedge Capriole Investments, ha presentato stime secondo cui la crittografia a curva ellittica di Bitcoin potrebbe essere compromessa entro due-nove anni. La sua analisi si basa su studi che suggeriscono come basterebbero appena 2.330 qubit logici per violare la protezione di Bitcoin, e le principali aziende del settore quantistico prevedono di raggiungere questa soglia tra il 2029 e il 2030.

Hartmut Neven, direttore del laboratorio Google Quantum Artificial Intelligence, ha descritto il fenomeno con un'immagine efficace: sembra che non accada nulla per lungo tempo, e poi improvvisamente ci si ritrova in un mondo completamente diverso. Questo scenario non rappresenta solamente un evento tecnologico, ma un vero e proprio spartiacque storico per la sicurezza digitale.

Il vero pericolo non è Q-Day stesso, ma l'impreparazione

La corsa al dominio quantistico è diventata una competizione geopolitica di primaria importanza. Secondo un rapporto di marzo 2025 dell'ECIPE intitolato "Benchmarking Quantum Technology Performance", la Cina guida gli investimenti pubblici con circa quindici miliardi di dollari destinati ai programmi nazionali sul quantum computing. Gli Stati Uniti seguono con circa otto miliardi, mentre Giappone, Regno Unito e Germania completano la top five. Complessivamente, questi Paesi hanno impegnato oltre cinquantacinque miliardi di dollari nello sviluppo quantistico, trasformando la ricerca in una vera e propria gara agli armamenti tecnologici.

Il pericolo più insidioso risiede in quella che viene definita strategia "harvest now, decrypt later": rubare oggi dati crittografati per decifrarli domani quando i computer quantistici saranno sufficientemente potenti. Questa minaccia non è ipotetica ma già attiva. Gli attaccanti possono intercettare il traffico crittografato oggi e conservarlo, sapendo che in futuro disporranno degli strumenti per svelarne il contenuto. Per questo motivo organizzazioni e governi stanno accelerando la transizione verso la crittografia post-quantistica.

L'Istituto Nazionale degli Standard e della Tecnologia degli Stati Uniti ha già finalizzato tre algoritmi progettati per resistere agli attacchi quantistici. ML-KEM, comunemente chiamato Kyber, protegge lo scambio di chiavi. ML-DSA, noto anche come Dilithium, insieme a SPHINCS+, garantiscono la sicurezza delle firme digitali. Questi algoritmi sono stati selezionati perché basati su problemi matematici che nemmeno i computer quantistici possono risolvere con le tecniche attualmente conosciute.

Le istituzioni governative hanno già avviato il conto alla rovescia per la migrazione. La Casa Bianca ha ordinato alle agenzie federali di identificare dove viene utilizzata la crittografia vulnerabile e stabilire tempistiche per la transizione. La National Security Agency ha imposto che tutti i sistemi di sicurezza nazionale adottino algoritmi resistenti al quantum entro il 2033. Il NIST prevede di deprecare alcuni protocolli nel 2030 e altri nel 2035. Potrebbe sembrare lontano, ma sostituire la crittografia in un'organizzazione governativa o in una grande azienda può richiedere da sette a dieci anni.

Alcuni paragonano la minaccia quantistica al problema del Millennium Bug, ma le differenze sono sostanziali. Il Y2K aveva una scadenza precisa, una soluzione tecnica definita e una mobilitazione globale che permise di aggiornare la maggior parte dei sistemi in tempo. Quando scoccò la mezzanotte del primo gennaio 2000, il mondo continuò a funzionare normalmente. La minaccia quantistica invece non ha una data precisa sul calendario né una soluzione universale da installare. L'incertezza non facilita la preparazione, la complica.

Per l'ecosistema delle criptovalute, l'impatto potrebbe essere devastante. Ogni blockchain si basa su firme digitali per provare la proprietà degli asset. Una volta che qualcuno effettua una transazione da un portafoglio, la chiave pubblica associata a quell'indirizzo diventa visibile sulla rete. Un computer quantistico sufficientemente potente potrebbe teoricamente derivare la chiave privata da quella pubblica e spostare i fondi senza autorizzazione.

Mati Greenspan, fondatore di Quantum Economics, ha espresso una visione pragmatica: quando arriverà il Q-Day, molte blockchain semplicemente non sopravviveranno, le loro difese crolleranno e gli utenti saranno indifesi. Tuttavia, diversi progetti stanno già costruendo sistemi preparati alla minaccia quantistica, evolvendo silenziosamente per affrontare ciò che sta arrivando. Questo processo definirà la prossima era della proprietà digitale. Bitcoin probabilmente riuscirà a superare la transizione, anche se molto dipenderà dalle decisioni degli sviluppatori principali, e la storia dimostra quanto rapidamente possa formarsi il consenso quando la minaccia diventa reale.

Progetti come QRL, una blockchain di primo livello costruita fin dal blocco di genesi per essere resistente al quantum computing, rappresentano esempi concreti di questa preparazione. Michael Strike, responsabile della comunicazione di QRL, sottolinea come la credenza nei computer quantistici crittograficamente rilevanti non sia più questione di speculazione ma di politiche ufficiali. Governi di tutto il mondo stanno già imponendo per legge la transizione verso standard resistenti al quantum, e le aziende seguiranno per rimanere conformi e interoperabili.

Secondo i dati di Bitbo, circa venticinque milioni di indirizzi Bitcoin contengono un valore superiore ai cento dollari. Un rapporto di Arxiv sul quantum computing suggerisce che migrare tutti questi fondi verso portafogli resistenti al quantum potrebbe richiedere da sei a dodici mesi, un processo che andrebbe avviato con largo anticipo rispetto all'effettiva disponibilità di computer quantistici sufficientemente potenti.

Per chi possiede criptovalute, il primo passo pratico consiste nell'adottare buone pratiche di igiene delle chiavi. Evitare di riutilizzare gli indirizzi dei portafogli e spostare i fondi verso nuovi indirizzi dopo le transazioni quando possibile rappresenta una prima linea di difesa. Per chi conserva dati a lungo termine, considerare strumenti che possano aggiornarsi agli standard di crittografia post-quantistica man mano che diventano disponibili.

Le aziende dovrebbero iniziare identificando dove viene utilizzata la crittografia nei propri sistemi, dando priorità ai dati che devono rimanere sicuri per dieci anni o più: archivi, contratti e proprietà intellettuale. Chiedere ai fornitori i loro piani di preparazione quantistica diventerà una pratica standard, e le organizzazioni che iniziano ora gestiranno la transizione con maggiore sicurezza.

Per sviluppatori e team che lavorano su progetti crypto, testare sistemi ibridi che utilizzano sia crittografia classica che post-quantistica rappresenta un percorso sicuro. Questo approccio consente una migrazione graduale senza interruzioni e prepara le reti al momento in cui gli algoritmi resistenti al quantum diventeranno lo standard industriale.

Il computing quantistico non deve necessariamente distruggere le criptovalute. Esistono soluzioni concrete, ma l'industria nel suo complesso deve progredire rapidamente verso l'implementazione. La minaccia quantistica trasformerà il settore cripto, e le reti che sopravviveranno saranno quelle capaci di evolvere. Ogni grande cambiamento tecnologico impone di ripensare come viene costruita la fiducia digitale, e questa volta non sarà diverso. Il Q-Day non segnerà la fine della fiducia digitale ma il suo rinnovamento, un promemoria che la sicurezza non è statica e deve essere rigenerata con ogni generazione tecnologica. Chi si prepara oggi non affronterà una crisi, ma guiderà una reinvenzione.

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