Il mercato crypto ha risposto con vigore ai dati sull'inflazione statunitense pubblicati giovedì dal Bureau of Labor Statistics, che hanno segnato una sorpresa positiva rispetto alle attese degli analisti. Bitcoin (BTC) ha rotto nuovamente la soglia degli 88.000 dollari, guadagnando circa lo 0,5% in reazione immediata alla pubblicazione, mentre l'intero comparto risk-on ha beneficiato di quello che potrebbe tradursi in un cambio di rotta della politica monetaria della Federal Reserve. Per il settore crypto, storicamente sensibile alle dinamiche dei tassi d'interesse, questi numeri potrebbero rappresentare un catalizzatore fondamentale per la prosecuzione del trend rialzista inaugurato nel quarto trimestre.
L'indice dei prezzi al consumo (CPI) ha registrato un incremento del 2,7% su base annua a novembre, attestandosi significativamente al di sotto del 3,1% previsto dal consensus e in calo rispetto al 3% del mese precedente. Ancora più rilevante per i mercati crypto, il dato core CPI – che esclude le componenti volatili di energia e alimentari – si è fermato al 2,6%, ben distante dal 3% anticipato dagli economisti e dalla lettura precedente.
La reazione degli asset digitali è stata immediata e trasversale. Bitcoin ha consolidato la sua posizione sopra gli 87.000 dollari, mentre l'intero comparto ha beneficiato del repricing delle aspettative sulla politica monetaria. I futures sull'indice Nasdaq 100, tradizionalmente correlati ai movimenti del mercato crypto, hanno guadagnato l'1,15%, riflettendo il rinnovato appetito per il rischio degli investitori. Il rendimento del Treasury decennale è sceso di due punti base al 4,12%, segnalando una diminuzione delle pressioni inflazionistiche che potrebbero spingere la Fed verso una postura più accomodante.
Il dato assume particolare rilevanza per il settore delle criptovalute, che ha storicamente mostrato una correlazione inversa con le aspettative sui tassi d'interesse. Un'eventuale continuazione dei tagli da parte della Fed nel 2025 potrebbe fornire ulteriore carburante al rally di Bitcoin ed Ethereum (ETH), riducendo l'attrattività degli asset tradizionali a reddito fisso e spingendo gli investitori verso alternative più rischiose ma potenzialmente più remunerative.
Lo strumento CME FedWatch, ampiamente monitorato dai trader crypto, aveva indicato prima della pubblicazione dei dati una bassa probabilità di ulteriori tagli nel breve termine. Tuttavia, questi numeri più morbidi del previsto potrebbero modificare radicalmente le aspettative del mercato, aprendo la strada a una politica monetaria più accomodante rispetto alle previsioni iniziali. Per il mercato crypto, questo scenario rappresenterebbe un contesto macroeconomico favorevole, simile a quello che aveva alimentato il bull run del 2021.
La mancanza dei dati mensili – conseguenza degli effetti persistenti dello shutdown governativo di ottobre sul lavoro degli statistici del BLS – non ha impedito ai mercati di reagire positivamente al quadro complessivo. Gli operatori del settore crypto stanno già ricalibrando le loro strategie in vista di un 2025 che potrebbe vedere una divergenza tra l'economia reale e i mercati finanziari, con la liquidità abbondante che tradizionalmente favorisce gli asset digitali.
Nel contesto più ampio, questi dati rafforzano la narrativa secondo cui Bitcoin e le principali criptovalute stanno progressivamente assumendo il ruolo di hedge contro l'incertezza macroeconomica, pur mantenendo una sensibilità alle condizioni di liquidità globale. Con l'inflazione che sembra finalmente rientrare verso gli obiettivi della Fed, il settore crypto potrebbe beneficiare simultaneamente di una maggiore stabilità macroeconomica e di politiche monetarie meno restrittive, combinazione potenzialmente esplosiva per la continuazione del trend rialzista iniziato negli ultimi mesi del 2024.