La provocazione di Musk è scaturita da un post del blog finanziario ZeroHedge, che descriveva l'IA come la "nuova corsa agli armamenti globale". Secondo questa analisi, mentre i governi sono pronti a investire somme enormi nello sviluppo dell'intelligenza artificiale, il vero limite non sarà rappresentato dal denaro disponibile ma dalle risorse energetiche necessarie. "Il denaro non è il problema... ma l'energia non si può stampare", aveva scritto l'account su X, la piattaforma social di proprietà dello stesso Musk.
Il fondatore di Tesla e SpaceX ha risposto tracciando un parallelismo diretto con Bitcoin: "È vero. Ecco perché Bitcoin si basa sull'energia: si possono emettere valute fiat false, e ogni governo nella storia lo ha fatto, ma è impossibile falsificare l'energia". Con questa affermazione, Musk rinnova la sua storica critica alla spesa pubblica e alla politica monetaria dei governi, posizionandosi ancora una volta dalla parte di quello che molti definiscono "oro digitale" rispetto alla finanza tradizionale.
La tesi sollevata da ZeroHedge collegava l'aumento dei prezzi di oro, argento e Bitcoin al fenomeno del "debasement" monetario, ovvero la graduale perdita di potere d'acquisto che si verifica quando viene creata nuova moneta per finanziare grandi progetti nazionali. Storicamente, questo termine indicava la riduzione del contenuto di metallo prezioso nelle monete coniate; nelle economie moderne, descrive gli effetti dell'espansione monetaria, come quando le banche centrali procedono alla cosiddetta "stampa di denaro".
Gli appassionati di criptovalute sostengono da tempo che Bitcoin sia stato progettato proprio per resistere a questo processo di svalutazione. Il sistema si basa su una fornitura fissa di 21 milioni di monete e su un processo di estrazione che richiede notevoli quantità di energia. Questa caratteristica, secondo i suoi sostenitori, impedirebbe manipolazioni da parte di governi o banche centrali, a differenza delle valute tradizionali che possono essere emesse in quantità illimitate.
Michael Saylor, amministratore delegato di MicroStrategy e uno dei più convinti promotori di Bitcoin a livello mondiale, ha reagito al post di Musk con un'affermazione lapidaria: "Le leggi della natura sono superiori alle leggi dell'uomo". La posizione di Saylor riflette quella di una comunità crescente di investitori e tecnologi che vedono nelle criptovalute un'alternativa strutturale al sistema finanziario controllato dagli Stati.
Tuttavia, proprio il consumo energetico di Bitcoin rappresenta il tallone d'Achille della narrazione che lo presenta come alternativa sostenibile. La rete Bitcoin consuma attualmente circa 250 gigawattora (GWh) di elettricità al giorno, una quantità paragonabile al fabbisogno energetico quotidiano di diverse nazioni di dimensioni medio-piccole. Questo aspetto ha attirato critiche crescenti riguardo all'impatto ambientale della criptovaluta, specialmente in un'epoca in cui la transizione energetica verso fonti rinnovabili è considerata prioritaria.
Il paradosso è evidente: mentre Musk sottolinea come l'ancoraggio all'energia reale renda Bitcoin impossibile da falsificare, gli ambientalisti evidenziano come questo stesso legame generi un'impronta ecologica paragonabile a quella di intere nazioni. La questione solleva interrogativi fondamentali sulla sostenibilità dei sistemi finanziari alternativi e sul prezzo ambientale che la società è disposta a pagare per garantire l'indipendenza monetaria dalle istituzioni tradizionali. In un mondo che cerca disperatamente soluzioni per ridurre il consumo energetico, Bitcoin continua a rappresentare un dilemma tecnologico, economico e filosofico di difficile soluzione.