Il rapporto tra Elon Musk e Bitcoin continua a essere caratterizzato da oscillazioni che rispecchiano forse la natura stessa del fondatore di Tesla. Questa settimana il miliardario è tornato a esprimersi sulla principale criptovaluta con toni sorprendentemente positivi, difendendo proprio quell'aspetto che in passato aveva criticato con maggiore durezza: il consumo energetico del mining. Si tratta di un cambiamento di rotta significativo rispetto alla posizione espressa nel 2021, quando definì "folle" il fabbisogno elettrico della rete Bitcoin.
Il pronunciamento è arrivato martedì scorso durante una discussione su X (l'ex Twitter) incentrata sull'intelligenza artificiale come nuova corsa agli armamenti globale. Un utente aveva osservato come metalli preziosi e Bitcoin stessero registrando rialzi proprio perché rappresentano una protezione contro la svalutazione monetaria necessaria a finanziare questa competizione tecnologica. Musk ha concordato con questa analisi, aggiungendo una riflessione che ha fatto il giro della comunità crypto: secondo lui Bitcoin si basa sull'energia proprio perché, mentre i governi possono stampare moneta fiat senza limiti reali, l'energia non può essere contraffatta.
L'argomento ripreso dal CEO di Tesla è in realtà uno dei cavalli di battaglia dei sostenitori del Bitcoin, utilizzato per respingere le critiche ambientali. Il ragionamento è semplice ma efficace: mentre le banche centrali possono aumentare l'offerta di denaro a piacimento, i bitcoin entrano in circolazione soltanto quando i miner spendono energia reale per elaborare nuovi blocchi di transazioni. Michael Saylor, presidente esecutivo di Strategy e tra i più convinti promotori di BTC, è intervenuto nella conversazione con una frase dal sapore quasi filosofico: "Le leggi della natura sono superiori alle leggi dell'uomo".
Eppure lo stesso Musk aveva espresso posizioni diametralmente opposte solo quattro anni fa. Nel maggio 2021 Tesla aveva improvvisamente annunciato la sospensione dei pagamenti in Bitcoin, una decisione che aveva fatto crollare il mercato crypto. All'epoca Musk aveva condiviso uno screenshot del Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index, commentando che l'andamento del consumo energetico degli ultimi mesi era "folle". La casa automobilistica aveva precisato che avrebbe riconsiderato la decisione solo con "la conferma di un uso ragionevole di energia pulita da parte dei miner", specificando che per ragionevole intendeva almeno il 50% del totale.
La storia tra Tesla e Bitcoin aveva avuto inizio pochi mesi prima, nel febbraio 2021, quando la società aveva iniziato sia ad accettare pagamenti nella criptovaluta sia ad accumularla come asset di tesoreria. Secondo i dati di BitcoinTreasuries, attualmente Tesla detiene 11.509 BTC, che ai prezzi correnti valgono circa 1,28 miliardi di dollari. Si tratta però di una cifra notevolmente ridotta rispetto al picco raggiunto nel maggio 2021, quando il portafoglio dell'azienda conteneva 43.200 bitcoin.
Le vendite sono avvenute in due momenti distinti. Una prima cessione parziale si è verificata proprio nel maggio 2021, in concomitanza con la sospensione dei pagamenti in criptovaluta. Il colpo più pesante è arrivato però nel luglio 2022, quando Tesla ha liquidato il 75% delle sue riserve, citando come motivazione il "deprezzamento del Bitcoin". Quella transazione ha generato ricavi per circa 936 milioni di dollari, una cifra che all'epoca sembrava giustificare la scelta, ma che oggi lascia qualche rimpianto considerando la crescita successiva del valore della criptovaluta.
Il primo contatto pubblico di Musk con Bitcoin risale in realtà al 2014, durante un'intervista al Vanity Fair New Establishment Summit. Alla domanda diretta sulla criptovaluta, aveva risposto con un misto di interesse e scetticismo: "Penso che Bitcoin sia probabilmente una buona cosa, ma sarà essenzialmente un mezzo per condurre transazioni illegali". Aveva aggiunto che questo non era necessariamente del tutto negativo, perché alcune cose forse non dovrebbero essere illegali. E aveva precisato, quasi a voler prendere le distanze: "Non possiedo alcun Bitcoin, tra l'altro".
Nel 2017 aveva dovuto persino smentire le speculazioni secondo cui potesse essere lui lo pseudonimo Satoshi Nakamoto, il misterioso creatore di Bitcoin. "Non è vero", aveva scritto su X, spiegando che un amico gli aveva inviato una frazione di bitcoin qualche anno prima, ma che non sapeva nemmeno dove fosse finita. La traiettoria del pensiero di Musk su Bitcoin sembra quindi seguire un percorso circolare: dall'interesse cauto iniziale alla critica ambientale veemente, fino al recente riconoscimento del valore intrinseco legato all'energia. Resta da vedere se questa nuova posizione rappresenti una conversione duratura o soltanto l'ennesima tappa di un rapporto destinato a ulteriori colpi di scena.