I mercati delle criptovalute hanno vissuto una settimana da montagne russe, con Bitcoin che ha toccato nuovi massimi storici prima di precipitare in quella che è stata definita la più grande liquidazione di posizioni in futures crypto della storia. Il crollo è arrivato venerdì scorso, quando il presidente Trump ha annunciato attraverso i social media l'introduzione di nuove tariffe "massicce" contro la Cina, scatenando il panico tra gli investitori. La conseguenza immediata è stata devastante: oltre 19 miliardi di dollari in posizioni futures, per lo più con leva finanziaria, sono stati liquidati in un solo giorno.
Il prezzo di Bitcoin è sceso brevemente sotto i 110.000 dollari, un calo significativo rispetto al record di oltre 126.000 dollari raggiunto all'inizio della settimana precedente. Da allora la principale criptovaluta ha recuperato solo parzialmente terreno, attestandosi secondo CoinGecko intorno ai 113.494 dollari. Parallelamente, l'oro ha segnato lunedì un nuovo primato storico a 4.099 dollari l'oncia, dimostrando una resilienza maggiore rispetto agli asset digitali.
Questo scenario turbolento solleva interrogativi sulla validità della cosiddetta "debasement trade", ovvero quella strategia di investimento attraverso cui trader e investitori cercano protezione dalla svalutazione delle valute tradizionali. Il timore di un debito pubblico eccessivo e di politiche monetarie espansive ha infatti reso gli asset alternativi sempre più attraenti negli ultimi anni. Gli investitori hanno guardato a oro, Bitcoin e azioni come rifugi sicuri contro la perdita di valore delle valute fiat.
Greg Magadini, direttore del settore derivati presso Amberdata, si dice convinto che questa tendenza sia tutt'altro che esaurita. Secondo l'esperto, l'inflazione globale rende più rischioso possedere dollari statunitensi e titoli del tesoro a lungo termine, una situazione che nel lungo periodo favorirà Bitcoin e gli asset digitali. La storia recente sembra dargli ragione: durante la pandemia di Covid-19, quando la Federal Reserve aveva portato i tassi d'interesse praticamente a zero, il prezzo della principale criptovaluta aveva registrato nuovi massimi storici.
Dilin Wu, stratega di ricerca presso Pepperstone, offre un'analisi ancora più dettagliata delle condizioni necessarie per un'eventuale fine di questo ciclo. Secondo l'esperta, solo un aumento sostenuto dei tassi d'interesse reali e un ritorno alla disciplina fiscale potrebbero cambiare le carte in tavola. Se i tassi reali dovessero salire significativamente e mantenersi elevati, oppure se il dollaro dovesse rafforzarsi nel lungo termine, o ancora se si verificasse un chiaro deflusso di fondi istituzionali come grandi prelievi dagli ETF, allora il ruolo di Bitcoin come copertura contro la svalutazione verrebbe rivalutato.
La banca centrale americana ha adottato in passato aggressivi rialzi dei tassi, ma ora è tornata a tagliarli. In assenza delle condizioni sopra descritte, lo slancio al rialzo per Bitcoin rimane intatto, sostiene Wu. Questo nonostante la volatilità degli ultimi giorni abbia messo a dura prova i nervi degli investitori più esposti.
La situazione appare più critica per le altre criptovalute, che hanno subito perdite proporzionalmente maggiori rispetto a Bitcoin. Solana e XRP, rispettivamente la quinta e la sesta criptovaluta per capitalizzazione di mercato, hanno parzialmente recuperato dopo i crolli della scorsa settimana, ma rimangono ancora oltre il 30% al di sotto dei massimi toccati all'inizio dell'anno. Bitcoin, in confronto, si trova solo il 10% sotto il suo record storico.
Zach Pandl, responsabile della ricerca presso Grayscale, invita tuttavia alla cautela ma anche all'ottimismo. L'esperto ritiene che possano servire alcuni giorni affinché i mercati crypto si riprendano completamente dalla liquidazione massiccia delle posizioni con leva finanziaria. Tuttavia, la sua convinzione è che i ribassi saranno temporanei e che molti token siano sulla strada per raggiungere nuovi massimi. Se la strategia di protezione dalla svalutazione monetaria dovesse continuare, anche i prezzi delle principali altcoin dovrebbero riprendere a salire.
Il quadro complessivo che emerge è quello di un mercato che, nonostante la volatilità estrema e le brusche correzioni, mantiene fondamentali solidi per chi cerca protezione dall'erosione del potere d'acquisto delle valute tradizionali. La combinazione di politiche monetarie espansive, debito pubblico crescente e incertezze geopolitiche continua a rendere attraenti gli asset alternativi, sia digitali che fisici come l'oro.