Il mercato delle criptovalute sta attraversando una fase di correzione che ha portato Bitcoin (BTC) a perdere il 13% del suo valore nell'arco di un mese, scendendo dai 124.000 dollari del 6 ottobre ai 101.000 dollari di inizio novembre, con un successivo recupero a quota 106.000 dollari. Questo ritracciamento arriva dopo quasi due anni di rally ininterrotto, alimentato da nuovi massimi storici, afflussi record negli ETF spot e crescente adozione istituzionale. La domanda che ora domina il sentiment degli investitori è se ci troviamo all'alba di un nuovo crypto winter o semplicemente di fronte alla naturale volatilità di un asset ancora in fase di maturazione. Ethereum (ETH) e Solana (SOL) hanno registrato perdite ancora più pronunciate, intensificando i timori di un'inversione di tendenza strutturale.
L'analisi dei dati on-chain rivela una dinamica complessa dietro il sell-off. Secondo Dovile Silenskyte, direttore della ricerca sugli asset digitali di WisdomTree, circa 19 miliardi di dollari in liquidazioni forzate sono passati attraverso gli exchange in meno di 24 ore, innescando una crisi di liquidità e un'avversione al rischio generalizzata. Il meccanismo è stato amplificato dai trader che operano con leva finanziaria: quando il prezzo di BTC ha iniziato a scendere, le posizioni leveraged sono state automaticamente chiuse dai sistemi di margine, generando ulteriore pressione ribassista in una spirale discendente.
L'elemento scatenante del crollo, secondo Eliézer Ndinga, responsabile della ricerca di 21Shares, sarebbe stato l'annuncio del presidente Trump di imporre dazi del 100% sui minerali di terre rare provenienti dalla Cina. Il timing dell'annuncio, arrivato pochi minuti dopo la chiusura dei mercati tradizionali statunitensi il 10 ottobre, ha trasformato le criptovalute nell'unico asset liquido immediatamente disponibile per gli investitori desiderosi di coprirsi dal rischio macro. Questa dinamica sottolinea come Bitcoin stia progressivamente diventando parte integrante del sistema finanziario globale, sensibile ai rendimenti reali, ai flussi di liquidità e all'appetito per il rischio.
Ottobre, tradizionalmente ribattezzato "Uptober" nella comunità crypto per i rendimenti medi del 20% registrati nel periodo 2013-2024, si è invece trasformato in un mese di correzione nel 2025. Il principale supporto psicologico dei 100.000 dollari è stato violato due volte nell'ultima settimana, segnalando una fragilità del mercato che molti analisti non avevano anticipato. Matthew Kimmell, analista di asset digitali di CoinShares, identifica una combinazione di fattori: holder di lungo termine che realizzano profitti dopo cinque anni o più di volatilità, domanda corporate in rallentamento e incertezza macro che pesa sull'appetito per il rischio.
La questione cruciale è se questo ritracciamento rappresenti l'inizio di un vero crypto winter. Storicamente, Bitcoin ha attraversato tre inverni cripto: dal dicembre 2013 al gennaio 2015 con un calo del 75%, dal dicembre 2017 al dicembre 2018 con una perdita dell'83%, e dal novembre 2021 al novembre 2022 con un declino del 73%. Silenskyte sottolinea che "il declino odierno è minore in confronto" e che la struttura del mercato è molto più solida rispetto ai cicli precedenti. La differenza fondamentale risiede nell'assenza di quelle ondate successive di liquidazioni leverage, dei forti deflussi dagli exchange e delle attivazioni di grandi wallet che tipicamente caratterizzano un genuino inverno cripto.
Un segnale particolarmente incoraggiante arriva dai flussi degli ETF su asset digitali, che hanno mantenuto la loro forza anche durante la correzione. A ottobre, i fondi ETF crypto hanno registrato afflussi netti per 6,4 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 5,5 miliardi di settembre. Questo dato contrasta nettamente con quanto accaduto durante i precedenti crypto winter, quando gli investitori istituzionali abbandonavano in massa il settore. Kimmell osserva che "gli investitori professionali appaiono cauti, ma non stanno ritirandosi del tutto", aggiungendo che se così fosse, vedremmo volumi di deflussi molto più significativi.
La tesi del "reset ciclico" piuttosto che di un vero inverno cripto trova conferma nell'analisi delle cohort di lungo termine, che continuano a mantenere le loro posizioni nonostante la volatilità. Ndinga di 21Shares evidenzia che il 2025 rappresenta il primo anno in cui il tradizionale pattern "bull run, forte ribasso, lungo recupero" si è modificato, con Bitcoin che rimane sopra i 100.000 dollari e una volatilità sorprendentemente contenuta a quasi due anni dall'halving del 2024. Questo comportamento suggerisce una maturazione del mercato e una base di investitori più resiliente.
Dal punto di vista tecnico, la struttura del mercato presenta caratteristiche significativamente diverse dai precedenti picchi ciclici. Kimmell nota che la leva appare inferiore rispetto ai massimi passati, le aspettative macro tendono verso politiche monetarie più accomodanti e le altcoin non hanno mostrato il comportamento euforico "blow-off-top" tipico di un vero apice di ciclo. Se il mercato dovesse continuare a seguire il suo storico pattern quadriennale, il timing attuale si allinerebbe con i periodi in cui i precedenti bull market hanno raggiunto il picco, ma diversi indicatori suggeriscono che questa volta potrebbe essere diverso.
Le implicazioni per il contesto normativo europeo, con il regolamento MiCA ormai operativo, aggiungono un ulteriore livello di complessità. L'aumento della chiarezza regolamentare potrebbe attenuare parte della volatilità di lungo termine, anche se nel breve periodo i mercati crypto rimangono esposti alle dinamiche globali di risk-on/risk-off. La sensibilità degli investitori europei verso aspetti di sicurezza e compliance potrebbe tradursi in una preferenza crescente per strumenti regolamentati come gli ETF rispetto al trading diretto su exchange non regolamentati.
Guardando avanti, gli analisti convergono su una prospettiva range-bound con episodi di volatilità legati a dati macro, sviluppi normativi e posizionamento di mercato. Silenskyte prevede che "al migliorare delle condizioni di liquidità e al ridursi dell'incertezza macro, Bitcoin potrebbe stabilizzarsi e ritestare i precedenti massimi di range", con la chiave rappresentata dall'ambiente di rischio più ampio. Ndinga mantiene che finché BTC si mantiene sopra i 100.000 dollari, il trend strutturale rialzista rimane intatto, inquadrando la volatilità a breve termine come un fenomeno salutare dopo un rally prolungato e afflussi record. L'ottimismo di medio termine si basa sull'aspettativa di condizioni monetarie più favorevoli e di un approfondimento della partecipazione istituzionale, fattori che potrebbero preparare il terreno per una ripresa verso fine anno.