Il mercato crypto si trova nel pieno di una fase di correzione che sta mettendo sotto pressione non solo gli asset digitali, ma l'intero comparto finanziario tradizionale. Bitcoin (BTC) ha ceduto quasi il 3% lunedì scorso, scivolando sotto i 92.000 dollari e portando a un pesante -25% dal massimo storico toccato a inizio ottobre. Una dinamica che riflette un sentiment di mercato profondamente deteriorato, con l'indice Fear & Greed di CNN crollato a quota 14 su 100, il livello più basso da aprile quando le tariffe imposte dall'amministrazione Trump avevano scosso i mercati globali. La sincronizzazione tra sell-off crypto e ribasso azionario evidenzia ancora una volta come Bitcoin sia sempre più correlato ai movimenti del tech tradizionale, vanificando la narrativa dell'oro digitale come asset decorrelato.
Il crollo di novembre sta colpendo duramente i portafogli degli investitori retail e istituzionali, con particolare focus sul comparto tecnologico che rappresenta il driver principale della crescita sia in ambito crypto che tradizionale. Il Dow Jones ha perso l'1,2%, mentre S&P 500 e Nasdaq hanno ceduto circa l'1%. Ma è il comparto delle criptovalute a subire i colpi più pesanti, con volatilità amplificata rispetto agli indici azionari. Gli analisti collegano questa fase di debolezza all'incertezza macroeconomica e alle aspettative sugli earnings delle big tech, con particolare attenzione rivolta a Nvidia, che pubblicherà i risultati trimestrali mercoledì.
La correlazione tra l'andamento di Nvidia e il mercato crypto non è casuale. Il colosso dei chip rappresenta l'infrastruttura fisica dell'intelligenza artificiale, la stessa tecnologia che sta guidando l'evoluzione delle blockchain di nuova generazione e dei protocolli DeFi più avanzati. "Nvidia è il leader della rivoluzione AI, e l'AI è stata il catalizzatore principale di questo bull market", ha dichiarato Bret Kenwell, analista di eToro. La società è diventata l'unica al mondo con una capitalizzazione superiore ai 5 trilioni di dollari, e qualsiasi delusione nei risultati potrebbe innescare un'ulteriore ondata di vendite sia sul tech tradizionale che sulle crypto.
Il sentiment negativo è amplificato dalle mosse di alcuni dei più noti investitori del settore tech. Michael Burry, l'investitore che aveva previsto il crollo del 2008 e reso celebre dal film "The Big Short", ha aperto una posizione short su Nvidia a inizio novembre, scommettendo sul calo del titolo. Ancora più significativa la decisione di Masayoshi Son, uno degli investitori più influenti nel tech, che ha liquidato tutte le sue posizioni in Nvidia e gran parte della quota in T-Mobile lo scorso mese. Questi movimenti vengono interpretati dalla comunità crypto come segnali di warning su una possibile bolla AI, con implicazioni dirette sui progetti blockchain che puntano sull'integrazione di machine learning e intelligenza artificiale.
La questione del ROI (Return on Investment) sull'AI rimane centrale per comprendere la sostenibilità del rally tecnologico che ha trainato anche l'adozione crypto negli ultimi due anni. Ross Mayfield, strategist di Baird, ha sottolineato che "la domanda critica non è solo se esiste ancora richiesta di potenza computazionale, ma quale sia il ritorno effettivo per le aziende che stanno acquistando tutti questi chip". Morgan Stanley stima che l'adozione dell'AI potrebbe generare benefici netti per quasi 1 trilione di dollari all'anno per le società dell'S&P 500, ma gli scettici avvertono che il boom potrebbe esaurirsi prima del previsto.
Sul fronte macro, i dati economici in arrivo questa settimana potrebbero aumentare la volatilità. Giovedì usciranno i risultati di Walmart prima dell'apertura dei mercati, fornendo indicazioni sulla tenuta del consumatore americano, mentre il rapporto sui nonfarm payrolls di settembre – il primo dopo lo shutdown governativo – offrirà una fotografia aggiornata del mercato del lavoro. Per il mercato crypto, storicamente sensibile ai dati macro americani, questi numeri potrebbero determinare la direzione di breve termine.
Il Volatility Index (VIX), conosciuto come il "termometro della paura" di Wall Street, è balzato del 20% giovedì scorso, confermando l'elevata incertezza. Kenwell di eToro ha cercato di stemperare il pessimismo: "Con l'aumento dell'incertezza arriva maggiore volatilità, ed è esattamente quello che stiamo vedendo a novembre. Ma non tutto è perduto. L'S&P 500 è ancora significativamente sopra i minimi di aprile dopo un rally di sei mesi". Per il mercato crypto, abituato a oscillazioni ben più ampie, questa fase di consolidamento potrebbe rappresentare un'opportunità di accumulo per gli holder di lungo periodo, a patto che il supporto psicologico dei 90.000 dollari per Bitcoin regga. Il rischio di un ritorno in territorio ribassista resta elevato se i dati macro dovessero deludere o se Nvidia fallisse le aspettative, innescando un flight-to-safety che penalizzerebbe gli asset a più alto rischio come le criptovalute.