Il settore crypto americano sta consolidando il suo rapporto privilegiato con l'amministrazione Trump attraverso una massiccia operazione di donazioni che va ben oltre il semplice gesto filantropico. La lista dei 37 finanziatori del nuovo progetto di costruzione della ballroom della Casa Bianca, dal costo lievitato a oltre 300 milioni di dollari, rivela una strategia coordinata delle principali piattaforme blockchain per posizionarsi favorevolmente nel nuovo panorama regolatorio statunitense. Tra i giganti tech e i contractor della difesa, spiccano infatti alcuni dei nomi più influenti dell'industria delle criptovalute, pronti a sfruttare la promessa trumpiana di trasformare gli Stati Uniti in un hub globale per la finanza digitale.
Tra i donatori crypto figura Coinbase, il principale exchange centralizzato americano guidato da Brian Armstrong, che ha sostenuto apertamente la visione del presidente per una regolamentazione più permissiva delle criptovalute e per lo sviluppo di stablecoin ancorate al dollaro. La presenza dell'exchange nella lista evidenzia come l'industria stia cercando di influenzare attivamente le politiche federali sugli asset digitali, dopo anni di incertezza normativa sotto precedenti amministrazioni.
Non meno significativa è la partecipazione di Ripple, la società dietro al token XRP e alla sua rete di pagamenti blockchain. L'inclusione di Ripple assume particolare rilevanza considerando la battaglia legale pluriennale dell'azienda contro la SEC, ora potenzialmente risolvibile con un approccio regolatorio più favorevole. La piattaforma ha esplicitamente sostenuto gli sforzi di Trump per posizionare gli USA come centro nevralgico della finanza basata su asset digitali, vedendo nell'amministrazione un'opportunità per espandere l'adozione dei propri protocolli di pagamento transfrontaliero.
Tether America, l'entità statunitense dietro USDT—la stablecoin con la maggiore capitalizzazione di mercato globale—compare anch'essa tra i finanziatori. Il suo sostegno al framework trumpiano per un "digital-dollar alternative" suggerisce un allineamento strategico tra gli interessi del colosso delle stablecoin e la visione presidenziale di mantenere l'egemonia del dollaro nell'era digitale, un tema cruciale sia per la sicurezza nazionale che per la competitività economica americana.
La presenza dei gemelli Winklevoss—Cameron e Tyler, cofondatori dell'exchange Gemini e pionieri degli investimenti in Bitcoin (BTC)—completa il quadro crypto dei donatori. I due miliardari, noti per essere stati tra i primi investitori istituzionali in BTC e per la loro advocacy costante verso normative chiare per le criptovalute, hanno storicamente finanziato candidati repubblicani favorevoli all'industria blockchain. La loro partecipazione al progetto della ballroom rappresenta l'ennesima manifestazione di un lobbying aggressivo ma mirato verso una legislazione favorevole al settore.
Accanto ai player crypto puri, figurano anche Charles e Marissa Cascarilla: Charles è cofondatore di Paxos, società blockchain specializzata in infrastrutture per stablecoin e asset tokenizzati. La coppia si è distinta per il sostegno attivo alla deregolamentazione del settore fintech, posizione perfettamente allineata con l'agenda trumpiana di riduzione della supervisione federale sulle innovazioni finanziarie digitali.
L'elenco completo dei 37 donatori, rilasciato dalla Casa Bianca e analizzato da Fortune, include anche colossi come Meta, Apple, Amazon e Google, oltre a contractor della difesa come Lockheed Martin—che contribuisce con oltre 10 milioni di dollari al progetto. Le donazioni, tutte deducibili fiscalmente, verranno versate al Trust for the National Mall, organizzazione no-profit designata per gestire i fondi. La Casa Bianca non ha però reso pubbliche le cifre esatte per ciascun donatore, alimentando interrogativi sulla reale entità dell'influenza che ciascuna azienda potrebbe acquisire.
Per il settore crypto, questo massiccio coinvolgimento finanziario in un progetto simbolico dell'amministrazione rappresenta una scommessa strategica sul futuro normativo americano. Dopo anni di battaglie legali con la SEC—dall'azione contro Ripple ai procedimenti contro vari protocolli DeFi—l'industria vede nell'approccio trumpiano un'opportunità storica per definire regole chiare che permettano crescita e innovazione senza il timore costante di enforcement retroattivo. La presenza nella lista di donatori potrebbe tradursi in accesso privilegiato ai tavoli decisionali dove si plasmerà il quadro normativo dei prossimi anni.
Il contesto europeo offre un contrasto interessante: mentre l'Unione Europea ha già implementato il regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets) per creare un framework omogeneo, gli Stati Uniti continuano a procedere in modo frammentario, con giurisdizioni statali diverse e agenzie federali spesso in conflitto. L'influenza diretta che questi donatori crypto potrebbero esercitare rischia di creare un regime regolatorio costruito più sugli interessi dei grandi player centralizzati che sui principi di decentralizzazione e trasparenza che dovrebbero caratterizzare l'ecosistema blockchain.
Resta da vedere se questa strategia di engagement diretto con l'amministrazione produrrà effettivamente il quadro normativo auspicato dall'industria o se, al contrario, alimenterà critiche sulla cattura regolatoria e sulla perdita di credibilità di un settore che storicamente si è posizionato come alternativo ai sistemi di potere tradizionali. Per gli investitori e gli sviluppatori europei, monitorare questi sviluppi risulta cruciale: le scelte normative americane influenzeranno inevitabilmente i flussi di capitale, l'innovazione tecnologica e la competitività globale dell'intero ecosistema crypto nei prossimi anni.