Il dibattito sulla regolamentazione crypto in India sta vivendo una svolta inaspettata. Martedì scorso, il parlamentare Raghav Chadha ha proposto al Rajya Sabha l'introduzione di un "Tokenization Bill", un disegno di legge che punterebbe a democratizzare l'accesso agli asset ad alto valore attraverso la blockchain. La proposta arriva in un momento cruciale per il subcontinente, che si trova stretto tra l'ambizione di diventare hub dell'innovazione fintech e il rischio concreto di vedere capitali e progetti migrare verso giurisdizioni più crypto-friendly come Singapore, Dubai e Hong Kong.
L'iniziativa legislativa non riguarda il trading speculativo di criptovalute, ma l'asset tokenization: la rappresentazione digitale di beni reali come immobili, infrastrutture e proprietà intellettuale sotto forma di token su blockchain. Secondo Chadha, questa tecnologia potrebbe replicare nel mondo degli investimenti il successo dell'UPI (Unified Payments Interface), il sistema di pagamenti istantanei che ha rivoluzionato le transazioni digitali in India raggiungendo oltre 500 milioni di utenti.
Il parlamentare ha evidenziato come la classe media indiana rimanga sostanzialmente confinata a strumenti tradizionali come conti di risparmio bancari, fondi comuni e depositi vincolati. La tokenizzazione potrebbe invece aprire l'accesso a classi di asset con rendimenti potenzialmente superiori, garantendo nel contempo liquidità immediata e disintermediazione: niente più broker o lunghe procedure burocratiche per comprare e vendere quote di proprietà.
La proposta prevede non solo un framework legislativo dedicato, ma anche l'istituzione di una regulatory sandbox dove testare in sicurezza nuovi modelli di tokenizzazione prima del lancio su larga scala. Un approccio prudente che riflette la sensibilità del regolatore indiano verso i rischi del settore crypto, dopo anni di posizioni ondivaghe che hanno alternato proposte di ban totali a tentativi di regolamentazione fiscale.
Raj Kapoor, fondatore e CEO della India Blockchain Alliance, ha dichiarato a Decrypt che l'India si trova a un "punto di svolta decisivo nell'evoluzione della finanza globale". Secondo Kapoor, un disegno di legge sulla tokenizzazione non è più opzionale ma rappresenta una necessità strategica per ancorare il Paese alla prossima architettura finanziaria. Il dirigente ha sottolineato come le giurisdizioni che offrono chiarezza legale stiano rapidamente diventando magneti per i capitali globali, mentre l'India rimane frenata dall'ambiguità normativa nonostante la leadership nelle infrastrutture pubbliche digitali.
Le potenziali applicazioni sono vastissime: tokenizzazione di infrastrutture, piccole e medie imprese, real estate, crediti di carbonio, oro e crediti commerciali. Tutti asset che potrebbero essere frazionati e resi accessibili anche a investitori retail con capitali limitati. La chiave, ha spiegato Kapoor, è allineare questi strumenti tokenizzati con la legislazione esistente su titoli e contratti, creando un ponte tra finanza tradizionale e Web3.
L'allarme lanciato dall'industria è chiaro: senza un framework statutario definito, startup e progetti di tokenizzazione indiani continueranno a incorporarsi all'estero, spesso attraverso complesse strutture di veicoli a scopo speciale (SPV) che drenano valore creativo dal Paese. Un fenomeno già osservato nel settore crypto, dove molte realtà fondate da imprenditori indiani operano da Singapore o dalle Isole Cayman per evitare l'incertezza normativa domestica.
Il timing della proposta non è casuale. Nelle scorse settimane, Larry Fink e Rob Goldstein di BlackRock hanno scritto sull'Economist che la finanza sta entrando nella prossima grande evoluzione delle infrastrutture di mercato, guidata dalla tokenizzazione basata su blockchain. I due executive hanno paragonato lo stadio attuale a quello di internet nel 1996: una tecnologia emergente destinata a rivoluzionare l'intero settore.
Musheer Ahmed, fondatore e managing director di Finstep Asia, ha precisato che è fondamentale distinguere tra crypto asset speculativi e asset digitali con casi d'uso concreti. Mentre i primi sollevano legittime preoccupazioni su riciclaggio e movimenti transfrontalieri di capitali, la tokenizzazione di asset reali offre tre benefici primari: regole chiare per le istituzioni finanziarie, accesso democratizzato agli investimenti per la classe media, e posizionamento dell'India come leader nell'innovazione finanziaria di nuova generazione.
La proposta arriva mentre il governo indiano mantiene una posizione restrittiva sulle criptovalute pure, con una tassazione del 30% sui profitti crypto e dell'1% come TDS (Tax Deducted at Source) su ogni transazione, misure che hanno decimato i volumi di trading sugli exchange locali. Tuttavia, l'asset tokenization rappresenta un terreno politicamente meno controverso, essendo legata a beni tangibili e facilmente inquadrabile nelle normative esistenti su titoli e proprietà.
L'India ospita una delle comunità di sviluppatori blockchain più numerose al mondo e vanta un ecosistema fintech maturo che ha già dimostrato capacità di scalare rapidamente soluzioni innovative. Un Tokenization Bill potrebbe finalmente sbloccare questo potenziale, trasformando la quinta economia mondiale in un laboratorio per la finanza tokenizzata, prima che Singapore, gli Emirati Arabi Uniti e Hong Kong consolidino definitivamente la loro leadership in questo segmento emergente del mercato crypto globale.