Il mercato delle criptovalute attraversa una fase turbolenta e tra le valute digitali più colpite spicca Dogecoin, che negli ultimi sette giorni ha registrato perdite superiori a qualsiasi altra criptovaluta presente nella top ten per capitalizzazione. Il crollo si inserisce in un contesto più ampio di tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina che sta mettendo sotto pressione gli asset più rischiosi e speculativi.
Nella giornata di martedì, il token DOGE ha perso il 2,7% nelle ventiquattro ore, un dato che risulta significativamente peggiore rispetto alle performance di Bitcoin ed Ethereum, scesi rispettivamente dell'1,7% e dello 0,8%. Ma è l'analisi settimanale a rivelare l'entità reale del problema: Dogecoin ha ceduto circa il 19% del suo valore, attestandosi come la peggior performance tra le principali criptovalute.
Le origini di questa debolezza vanno ricercate nell'escalation delle tensioni commerciali sino-americane. La Cina ha recentemente deciso di limitare l'esportazione di minerali delle terre rare verso i paesi non alleati, una mossa che ha scatenato una risposta immediata da parte di Washington. L'amministrazione statunitense ha infatti annunciato nuove tariffe sui prodotti cinesi e sta implementando strategie per ridurre la dipendenza economica dal rivale geopolitico.
Questi sviluppi hanno innescato un'ondata di vendite nel comparto crypto, con Dogecoin particolarmente esposto alla tempesta. La natura stessa della moneta meme la rende vulnerabile: a differenza di altre criptovalute che possono vantare applicazioni tecnologiche concrete o ecosistemi sviluppati, Dogecoin rimane un investimento fortemente speculativo con fondamentali limitati a supportarne il valore.
È vero che negli ultimi tempi il token ha visto crescere la propria adozione, con l'integrazione in diversi fondi negoziati in borsa (ETF), ma questo non basta a proteggerlo dalla volatilità intrinseca del settore. Quando il sentiment degli investitori vira al ribasso, le meme coin tendono a subire correzioni più marcate rispetto ad asset digitali considerati più solidi.
Gli analisti ritengono che l'appetito per investimenti ad alto rischio come Dogecoin potrebbe continuare a diminuire se le relazioni tra Washington e Pechino dovessero deteriorarsi ulteriormente. Il clima di incertezza geopolitica spinge tradizionalmente gli investitori verso posizioni più conservative, abbandonando quegli asset caratterizzati da potenziale esplosivo ma anche da rischi elevati.
Tuttavia, lo scenario potrebbe capovolgersi rapidamente. Un accordo commerciale significativo tra le due superpotenze economiche che riesca a disinnescare le tensioni attuali potrebbe innescare un rimbalzo delle quotazioni. La volatilità estrema resta infatti la caratteristica distintiva di questo tipo di criptovalute, capaci di registrare movimenti percentuali a doppia cifra in entrambe le direzioni nell'arco di pochi giorni.
Per gli investitori italiani che osservano il mercato crypto, la vicenda Dogecoin rappresenta un promemoria eloquente dei rischi legati agli asset speculativi in contesti di instabilità macroeconomica. Mentre è impossibile prevedere con precisione la direzione che prenderà il token nel breve termine, una certezza rimane: i livelli di volatilità continueranno a essere particolarmente elevati finché persisterà l'incertezza sul fronte commerciale internazionale.