Riot Platforms (NASDAQ: RIOT) si conferma come uno dei più grandi player nel mining di Bitcoin (BTC) a livello globale, ma la vera notizia non riguarda i BTC estratti nel terzo trimestre del 2025. Il gigante texano ha annunciato l'avvio della costruzione di 112 MW di capacità per data center nel suo campus di Corsicana, segnando una svolta strategica che potrebbe ridefinire il modello di business delle mining farm tradizionali. Con ricavi record di 180,2 milioni di dollari e un utile netto di 104,5 milioni, la società sta capitalizzando sul boom dell'intelligenza artificiale e dell'high-performance computing, diversificando oltre il core business del mining per posizionarsi come operatore infrastrutturale nel settore dei data center ad alta densità computazionale.
L'annuncio dell'espansione del campus di Corsicana rappresenta il culmine di una strategia articolata su quattro pilastri fondamentali. Riot ha acquisito ulteriori 67 acri di terreno adiacenti al sito originale, completato il design complessivo del campus e definito le specifiche tecniche per la costruzione standardizzata dei data center. Parallelamente, l'azienda ha costruito un team interno dedicato allo sviluppo infrastrutturale, riducendo la dipendenza da fornitori esterni e accelerando i tempi di deployment.
Il CEO Jason Les ha sottolineato come questa evoluzione punti a "massimizzare il valore del nostro portfolio unico di asset energetici e terreni", trasformando Riot da pure miner a operatore multi-faceted di data center su larga scala. La mossa arriva in un momento in cui la domanda di capacità computazionale per AI e machine learning sta creando opportunità di monetizzazione alternative per chi dispone di infrastrutture energetiche già sviluppate.
Sul fronte mining, Riot ha prodotto 1.406 BTC nel trimestre, in crescita rispetto ai 1.104 dello stesso periodo 2024, nonostante un aumento del 52% dell'hash rate globale abbia reso la competizione più feroce. Il costo medio di estrazione per singolo bitcoin si è attestato a 46.324 dollari, esclusa la depreciation degli ASIC, rispetto ai 35.376 dollari dell'anno precedente. L'incremento riflette la maggiore difficoltà di rete, ma è stato parzialmente mitigato da un elemento chiave: i crediti energetici derivanti dalla partecipazione ai programmi di demand response ERCOT.
Questa strategia di curtailment strategico – la temporanea sospensione delle operazioni di mining durante i picchi di domanda sulla rete elettrica texana – si sta rivelando sempre più redditizia per Riot. I contratti di fornitura energetica a prezzo fisso permettono all'azienda di rivendere virtualmente l'energia alla rete quando i prezzi spot schizzano, abbassando significativamente il costo effettivo di mining. È un modello che solo pochi miner con asset energetici proprietari possono replicare, creando un vantaggio competitivo sostenibile.
I ricavi da Bitcoin Mining hanno raggiunto 160,8 milioni di dollari, più che raddoppiati rispetto ai 67,5 milioni del Q3 2024, trainati dall'aumento del prezzo medio di BTC e dall'espansione dell'hash rate operativo. A questi si aggiungono 19,1 milioni di ricavi dalla divisione Engineering, rappresentata dalla controllata ESS Metron acquisita nel 2021, che ha generato risparmi in capex di 23 milioni di dollari dimostrando le sinergie dell'integrazione verticale.
La posizione finanziaria di Riot rimane tra le più solide del settore: 330,7 milioni di dollari in cash non vincolato, 75,6 milioni in restricted cash, e un treasury di 19.287 BTC (di cui 3.300 depositati come collaterale), valorizzati a circa 2,2 miliardi di dollari al prezzo di fine settembre. L'Adjusted EBITDA ha toccato 197,2 milioni, includendo un gain di 133,1 milioni derivante dalla rivalutazione delle riserve Bitcoin, evidenziando come la strategia di accumulo stile "corporate treasury" – resa popolare da MicroStrategy – stia generando valore anche per i miner tradizionali.
Il contesto normativo rimane un elemento critico. Mentre negli Stati Uniti il settore mining opera in un framework relativamente favorevole, l'evoluzione del mercato europeo sotto la regolamentazione MiCA e le crescenti pressioni ESG stanno spingendo operatori come Riot a diversificare geograficamente e operativamente. La transizione verso data center general-purpose potrebbe offrire una copertura contro futuri strette regolatorie sul mining proof-of-work.
L'hash rate installato e la capacità di deployment rimangono metriche chiave per valutare la competitività nel lungo periodo. Riot sta puntando su immersion cooling per i suoi ASIC, una tecnologia che permette maggiore efficienza termica e potenzialmente durata estesa dell'hardware, riducendo la velocità di obsolescenza dei miner in un settore dove i margini vengono continuamente erosi dall'aumento della difficoltà di rete post-halving.
Le proiezioni di depreciation future degli ASIC ammontano a 516,6 milioni di dollari distribuiti fino al 2028, con un picco di 234,6 milioni nel 2026. Questo cash-out non monetario evidenzia l'intensità di capitale del business mining e spiega perché molti operatori stiano cercando vie di diversificazione. Il costo totale per minare un BTC, inclusa la depreciation, si attesta a 89.074 dollari, rappresentando il 77,9% del valore di produzione – un margine che lascia spazio per assorbire eventuali correzioni del prezzo di Bitcoin.
Guardando avanti, Riot dovrà dimostrare di saper attrarre clienti enterprise per i suoi data center, competendo con operatori specializzati che dominano il mercato dell'AI computing. La capacità di convertire infrastrutture pensate per il mining in facility appetibili per workload diversificati sarà il vero test della strategia di trasformazione annunciata. Nel frattempo, il mercato osserverà attentamente se altri major miner seguiranno questa strada di diversificazione, potenzialmente ridefinendo l'intera industry nei prossimi anni.