La battaglia legale tra Ripple e la SEC ha subito un inaspettato colpo di scena quando il giudice Analisa Torres ha respinto un tentativo di conciliazione che avrebbe potuto porre fine a uno dei contenziosi più seguiti nel panorama delle criptovalute. La decisione, motivata da questioni procedurali piuttosto che sostanziali, ha momentaneamente bloccato l'accordo che avrebbe ridotto significativamente la multa per Ripple e rimosso le restrizioni sulla vendita di XRP, mantenendo così in vigore la sanzione di 125 milioni di dollari.
Un ostacolo procedurale che blocca la conciliazione
La vicenda si è complicata quando Ripple e la SEC hanno presentato congiuntamente una mozione per modificare le sanzioni stabilite precedentemente. L'accordo, firmato il 23 aprile 2025 dagli avvocati di Ripple e successivamente approvato dalla SEC l'8 maggio, mirava a ridurre la sanzione civile da 125 a 50 milioni di dollari e a eliminare l'ingiunzione che vietava a Ripple la vendita istituzionale di XRP.
Il giudice Torres ha però respinto la richiesta definendola "proceduralmente impropria". Il problema risiede nel fatto che le parti hanno invocato la Regola Federale di Procedura Civile 62.1, che consente a un tribunale distrettuale di emettere una decisione indicativa non vincolante quando la sua giurisdizione è limitata a causa di un appello in corso. L'errore fatale è stato non citare la Regola 60, necessaria in questi casi secondo i precedenti legali.
Il paradosso di un accordo condiviso ma non accettato
La situazione presenta un aspetto singolare: entrambe le parti sono allineate sulla volontà di risolvere il caso, ma hanno commesso un errore nella procedura legale per formalizzare l'accordo. Come spiegato dall'avvocato Bill Morgan, il processo di conciliazione stava procedendo regolarmente ma è deragliato al quarto passaggio, quando il tribunale ha respinto la decisione indicativa per un difetto procedurale.
Stuart Alderoty, Responsabile Legale di Ripple, ha voluto rassicurare il pubblico sottolineando che "nulla nella decisione odierna modifica le vittorie di Ripple (cioè che XRP non è un titolo, ecc). Si tratta solo di preoccupazioni procedurali relative alla dismissione del controricorso di Ripple".
Le implicazioni per il mercato italiano delle criptovalute
Per gli investitori e operatori italiani nel settore delle criptovalute, questa vicenda rappresenta un caso di studio importante. Nel contesto europeo, dove il regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets) ha introdotto un quadro normativo più chiaro, le dispute legali americane continuano a influenzare il mercato globale e, di conseguenza, anche quello italiano.
La sanzione di 125 milioni di dollari, che per ora rimane in vigore, è particolarmente rilevante per comprendere la portata delle potenziali conseguenze normative nel settore. Nel nostro paese, dove l'adozione delle criptovalute sta crescendo ma rimane cauta, questi precedenti legali americani vengono osservati con attenzione dagli operatori del settore.
Quali sono i prossimi passi?
Nonostante l'intoppo procedurale, sia Ripple che la SEC sembrano determinati a risolvere la controversia. Il tribunale ha specificato che le parti dovranno ripresentare la loro mozione secondo la regola appropriata. Ci si aspetta quindi che venga redatta una nuova mozione congiunta, correttamente supportata dalla Regola 60, che permetterebbe di procedere con la riduzione della sanzione e la revoca del divieto di vendita.
La questione procedurale evidenzia quanto sia complesso il panorama legale americano in materia di asset digitali, un aspetto che contrasta con l'approccio più sistematico adottato dall'Unione Europea con il regolamento MiCA. Per gli osservatori italiani del mercato, questa vicenda sottolinea l'importanza di un quadro normativo chiaro, come quello che si sta gradualmente formando nel contesto europeo.
Questa battuta d'arresto rappresenta quindi solo un ostacolo temporaneo nel percorso verso la risoluzione di una delle controversie più significative nel mondo delle criptovalute, che continua a essere seguita con grande interesse anche dagli operatori del mercato italiano.