Il mondo della fintech si trova di fronte a una questione controversa che potrebbe ridefinire il concetto stesso di investimento in asset alternativi. Robinhood, la popolare piattaforma di trading americana, ha messo in vendita token che dovrebbero offrire esposizione azionaria in OpenAI, ma la natura giuridica di questi strumenti finanziari sta generando perplessità tra esperti e investitori. La situazione si complica ulteriormente quando si considera che OpenAI stessa ha preso le distanze dall'operazione, creando un precedente che potrebbe influenzare l'intero settore degli investimenti retail in società pre-IPO.
La posizione di Tenev: sostanza oltre la forma
Vlad Tenev, CEO di Robinhood, ha affrontato direttamente le critiche durante un'intervista con CNBC, ammettendo che i token offerti dalla sua piattaforma non rappresentano tecnicamente equity in OpenAI. Secondo quanto dichiarato dal dirigente, questi strumenti sono invece sostenuti dalla "partecipazione azionaria di Robinhood in un veicolo per scopi speciali". La distinzione potrebbe sembrare puramente tecnica, ma ha implicazioni legali e finanziarie significative per gli investitori retail.
L'approccio di Tenev è pragmatico: "Di per sé, non penso sia del tutto rilevante che non si tratti tecnicamente di uno strumento azionario", ha spiegato durante l'intervista. L'aspetto importante è che i clienti retail abbiano l'opportunità di ottenere esposizione a questo asset, secondo la sua visione del mercato degli investimenti alternativi.
Il precedente inquietante di Linqto
La strategia di Robinhood non è innovativa nel panorama fintech, ma i precedenti non sono incoraggianti. Linqto, una piattaforma che offriva agli investitori retail esposizione a società pre-IPO attraverso veicoli per scopi speciali, ha recentemente dichiarato bancarotta. Il fallimento ha sollevato interrogativi cruciali su cosa possedessero effettivamente i clienti, ora diventati creditori del fallimento.
Il caso Linqto rappresenta un campanello d'allarme per l'intero settore. La piattaforma acquisiva azioni sul mercato secondario attraverso veicoli speciali, offrendo poi ai clienti retail quote di questi strumenti. Quando l'azienda è collassata, gli investitori si sono trovati in una posizione giuridica ambigua, con diritti limitati sui sottostanti asset.
OpenAI prende le distanze
La reazione di OpenAI all'iniziativa di Robinhood è stata ferma e inequivocabile. La società di intelligenza artificiale ha chiarito che i token offerti dalla piattaforma di trading non rappresentano equity nella compagnia e che qualsiasi trasferimento di partecipazioni azionarie richiederebbe l'approvazione di OpenAI, che non è stata concessa. Questa posizione ufficiale crea un precedente importante per altre società che potrebbero trovarsi in situazioni simili.
La presa di distanza di OpenAI non è solo una questione di principio, ma riflette preoccupazioni concrete sulla governance aziendale e sul controllo delle partecipazioni. Le società in fase pre-IPO mantengono spesso controlli rigorosi sui trasferimenti azionari per preservare la stabilità della struttura proprietaria e evitare complicazioni legali.
Il caso Ripple e la crescente diffidenza
Anche Brad Garlinghouse, CEO di Ripple, ha espresso pubblicamente le sue preoccupazioni riguardo al modello di business di Linqto. In un tweet di luglio, Garlinghouse ha rivelato che la sua azienda aveva interrotto l'approvazione di ulteriori acquisti da parte di Linqto sui mercati secondari già alla fine del 2024, citando un crescente scetticismo verso questo tipo di operazioni.
La decisione di Ripple di distanziarsi da Linqto evidenzia come anche le società quotate stiano diventando più caute nei confronti di questi veicoli di investimento. La mossa preventiva di Garlinghouse si è rivelata lungimirante, considerando il successivo fallimento della piattaforma e le complicazioni legali che ne sono derivate per investitori e società coinvolte.