Il mondo crypto è scosso dalle dichiarazioni del presidente Donald Trump, che ha definito le criptovalute come uno strumento in grado di "alleggerire la pressione sul dollaro". Intervenendo all'America Business Forum di Miami il 5 novembre 2025, Trump ha rilanciato la sua visione degli Stati Uniti come "superpotenza del Bitcoin" e "capitale mondiale delle crypto". Le sue affermazioni sollevano però interrogativi fondamentali sulla reale compatibilità tra un dollaro forte e un mercato crypto florido, considerando la correlazione inversa storicamente dimostrata tra queste due asset class. La questione assume rilevanza particolare nel contesto dell'ipotesi di una Strategic Bitcoin Reserve nazionale, proposta come soluzione per affrontare il debito pubblico americano da 35 trilioni di dollari.
Durante il discorso davanti a migliaia di partecipanti, Trump ha rivendicato il merito di aver posto fine alla "guerra federale contro le crypto" attraverso i suoi ordini esecutivi. Il riferimento è all'approccio enforcement-heavy dell'amministrazione Biden, che secondo l'ex presidente ha lasciato numerosi operatori del settore "sotto accusa". La retorica trumpiana posiziona gli Stati Uniti come leader globale non solo nel comparto crypto, ma anche nell'intelligenza artificiale, settore in cui sostiene di superare la Cina "di molto".
L'endorsement presidenziale giunge in un momento di crescente momentum per stablecoin e riserve strategiche di Bitcoin (BTC) a Washington, ma i fondamentali economici raccontano una storia più complessa. I dati storici mostrano una correlazione inversa di circa -0.7 tra Bitcoin e il Dollar Index (DXY), il che significa che un dollaro rafforzato tende sistematicamente a deprimere i prezzi di BTC, mentre una valuta americana debole li spinge verso l'alto. Questa dinamica rappresenta un potenziale paradosso nella visione trumpiana: se le crypto dovessero effettivamente ridurre la pressione sul dollaro, rafforzandolo indirettamente, potrebbero contemporaneamente minare la loro stessa attrattività per gli investitori.
Il ciclo di inasprimento monetario della Federal Reserve del 2022 offre una dimostrazione empirica cristallina di questa relazione. Mentre il DXY schizzava a 114 punti, Bitcoin crollava da 47.000 dollari a meno di 17.000 dollari, un massacro del 64% perfettamente sincronizzato con la forza del biglietto verde. Al contrario, il periodo di allentamento monetario 2020-2021 ha visto la debolezza del dollaro coincidere con il rally di BTC fino ai massimi storici di circa 64.000 dollari. Gli analisti di mercato sottolineano come Bitcoin si comporti più come un asset di rischio ad alto beta che come bene rifugio, prosperando in condizioni di liquidità abbondante e soffrendo durante i ritiri di capitale.
La contraddizione intrinseca nella narrativa presidenziale diventa ancora più evidente considerando il comportamento degli investitori crypto. Bitcoin attrae capitale proprio quando gli investitori cercano alternative a valute fiat indebolite, non quando la moneta tradizionale si rafforza. Se le criptovalute offrissero realmente meccanismi alternativi di transazione e riserva di valore capaci di alleggerire il dollaro, un biglietto verde più robusto renderebbe paradossalmente meno attraente rifugiarsi in asset digitali. La ricerca accademica che utilizza l'analisi wavelet conferma queste dinamiche out-of-phase tra Bitcoin e il dollaro, sebbene la relazione risulti "più sporadica" rispetto agli asset convenzionali.
Nel panorama normativo, la senatrice Cynthia Lummis ha recentemente definito una Strategic Bitcoin Reserve come "l'unica strada" per compensare significativamente il debito pubblico americano di 35 trilioni di dollari, elogiando l'amministrazione Trump per aver abbracciato il concetto. La proposta prevede l'accumulo di riserve statali in BTC, sul modello delle riserve auree, ma solleva interrogativi sulla gestione del rischio considerando la volatilità intrinseca dell'asset. Dal punto di vista europeo, questa strategia americana contrasta nettamente con l'approccio più cauto del regolamento MiCA, che privilegia la stabilità sistemica rispetto all'innovazione aggressiva.
L'enfasi di Trump sulle stablecoin rappresenta probabilmente l'aspetto più concreto della sua visione. Questi strumenti, agganciati al dollaro, potrebbero effettivamente estendere l'influenza della valuta americana nei pagamenti digitali globali senza minacciare la stabilità monetaria. Tuttavia, la coesistenza di una forte promozione crypto con l'obiettivo di mantenere un dollaro robusto rimane una quadratura del cerchio che i mercati dovranno testare. Gli operatori del settore osservano con interesse come questa dualità si tradurrà in politiche concrete, consapevoli che ogni mossa della Fed sul fronte dei tassi avrà ripercussioni immediate sulla valutazione degli asset digitali.
Le prossime settimane saranno cruciali per comprendere se l'amministrazione Trump riuscirà a sviluppare un framework coerente che riconcili ambizioni crypto e forza del dollaro. Il mercato attende segnali concreti sulla Strategic Bitcoin Reserve e sulla regolamentazione delle stablecoin, mentre gli analisti monitorano attentamente il DXY per anticipare i movimenti di BTC. La contraddizione fondamentale rimane: una vera adozione crypto che alleggerisca il dollaro implica necessariamente un indebolimento della valuta tradizionale, esattamente lo scenario che storicamente fa prosperare Bitcoin.