La famiglia Trump ha trasformato il settore delle criptovalute in una vera e propria miniera d'oro personale, ma il timing di questa operazione solleva interrogativi profondi sulla sensibilità politica e sui potenziali conflitti di interesse. Mentre milioni di americani faticano a far quadrare i conti di casa a causa dell'inflazione crescente, i Trump hanno visto il loro patrimonio netto aumentare di oltre 5 miliardi di dollari grazie al lancio di World Liberty Financial (WLFI), il loro token di punta nel mondo crypto. Il contrasto tra questa ricchezza digitale astronomica e le difficoltà economiche quotidiane degli americani comuni non poteva essere più stridente.
Il boom miliardario di una famiglia già controversa
Il debutto di WLFI il 1° settembre ha generato un clamore mediatico senza precedenti nel settore delle criptovalute. Oltre un miliardo di dollari sono stati scambiati nella prima ora di trading, catapultando immediatamente il token tra le prime 35 criptovalute al mondo per capitalizzazione di mercato. Una performance che ha dell'incredibile, considerando che si tratta di un progetto completamente nuovo nel panorama crypto.
La struttura proprietaria del progetto rivela chiaramente l'impronta familiare dell'operazione: Eric Trump e Donald Trump Jr., insieme al cognato Jared Kushner, controllano una quota del 60%, mentre l'ex presidente figura ufficialmente come "Co-Fondatore Emerito". Il valore raggiunto da WLFI ha persino superato l'impero immobiliare di famiglia, tradizionalmente considerato il cuore del patrimonio Trump.
Quando l'inflazione morde le famiglie americane
Il tempismo del lancio appare particolarmente infelice se confrontato con la realtà economica che vivono milioni di americani. Secondo le previsioni del Dipartimento dell'Agricoltura statunitense, i prezzi dei generi alimentari sono destinati a crescere del 3,4% quest'anno, un tasso superiore alla media degli ultimi vent'anni. Una botta che colpisce direttamente il portafoglio delle famiglie già alle prese con l'aumento del costo della vita.
La senatrice Patty Murray ha colto nel segno quando ha sottolineato su X che le famiglie americane stanno "pagando la tariffa doganale più alta dal 1933", riferendosi proprio ai dazi commerciali introdotti durante la presidenza Trump. Un'eredità economica che continua a pesare sui bilanci domestici mentre i Trump costruiscono la loro fortuna digitale.
Conflitti di interesse nell'era digitale
La doppia veste di Trump come ex presidente e imprenditore crypto solleva questioni legali complesse che gli osservatori definiscono come territorio inesplorato. World Liberty Financial ha già stretto partnership strategiche, come quella con il Pakistan Crypto Council, e sta sviluppando una stablecoin denominata USD1 insieme a un'applicazione mobile, inserendosi sempre più profondamente nel sistema finanziario globale.
Il brand del progetto non nasconde affatto i suoi legami politici, anzi li sfrutta apertamente con slogan come "Inspired by Donald J. Trump" accompagnati dal ritratto dell'ex presidente. Questa strategia di marketing, per quanto efficace dal punto di vista commerciale, amplifica le preoccupazioni sui possibili conflitti di interesse tra ruolo pubblico e interessi privati.
Un futuro incerto tra successo e controversie
Nonostante il successo iniziale, gli analisti notano che le tendenze di prezzo di WLFI mostrano già alcuni segnali di debolezza sui grafici orari, suggerendo che la sostenibilità di questa crescita esplosiva rimane tutta da verificare. La maggior parte delle partecipazioni della famiglia Trump rimane inoltre "bloccata" e non negoziabile, una situazione che potrebbe creare dinamiche di mercato imprevedibili nel medio termine.
Le politiche pro-crypto dell'amministrazione, come l'allentamento delle regolamentazioni sulle stablecoin, hanno certamente favorito progetti come WLFI, alimentando ulteriormente i sospetti sui potenziali vantaggi derivanti dalle connessioni politiche. Resta da vedere se questa scommessa crypto della famiglia Trump si rivelerà un successo duraturo o se scatenerà conseguenze politiche più ampie che potrebbero compromettere l'intero progetto.