Dietro l'impero economico di Donald Trump si nasconde un enigma finanziario di proporzioni considerevoli, concentrato in una società che ha incassato circa un miliardo di dollari nel corso del 2025. Si tratta di DT Marks Defi LLC, una holding che controlla la maggioranza del progetto di criptovalute World Liberty Financial. Nonostante le cifre astronomiche in gioco, l'identità effettiva dei beneficiari di questi flussi di denaro rimane avvolta nel mistero, a causa di un accordo riservato emerso nei primi giorni della presidenza.
La questione non riguarda semplicemente il fatto che Trump possieda attività private o che si rifiuti di rendere pubbliche le proprie dichiarazioni fiscali. Il vero nodo sta in un patto commerciale stipulato apparentemente all'inizio dell'anno, quando il presidente deteneva il 70% di DT Marks Defi, che a sua volta controllava il 75% di World Liberty Financial. Il restante 30% della holding risultava intestato a membri non identificati della famiglia, presumibilmente i figli Don Jr., Eric e il giovane Barron, tutti cofondatori del progetto cripto.
A gennaio, una figura chiave ha sollevato il velo su questa operazione: la responsabile incaricata di monitorare la Trump Organization ha comunicato a un giudice di New York che il suo team aveva appreso della vendita di una quota in una società non specificata, con ogni probabilità proprio DT Marks Defi. Questo accordo ha presumibilmente modificato la struttura proprietaria della holding, ma in che misura e con quali conseguenze resta un interrogativo senza risposta.
L'assenza di trasparenza è totale. Sul sito di World Liberty Financial viene riconosciuto che DT Marks Defi detiene una partecipazione nel progetto, ma non vengono fornite informazioni essenziali sulla proprietà effettiva della holding. La dichiarazione patrimoniale che Trump ha presentato a giugno offre solo un'istantanea della situazione al primo gennaio, omettendo gli sviluppi successivi. L'organizzazione del presidente non mostra alcun interesse a chiarire i dettagli dell'accordo di gennaio: quale percentuale è stata ceduta, chi ha acquistato, l'importo coinvolto, persino se la transazione sia stata effettivamente conclusa.
Ciò che emerge con certezza è il volume impressionante di denaro che affluisce nelle casse di DT Marks Defi. Tra gennaio e marzo, investitori di ogni tipo, dai neofiti del settore cripto ai magnati del settore, hanno acquistato token di World Liberty per un valore stimato in 440 milioni di dollari. Di questa somma, circa 330 milioni sono finiti a DT Marks Defi, grazie alla quota del 75% che la holding detiene nel progetto. Ma questo era solo l'inizio di un flusso costante.
Ad aprile, una società chiamata DWF Labs ha versato altri 25 milioni di dollari per l'acquisto di token, trasferendo circa 19 milioni alla holding. Poche settimane dopo, Eric Trump si è recato a Dubai insieme a Zach Witkoff, figlio dell'ambasciatore straordinario Steve Witkoff, per partecipare a una conferenza sulle criptovalute. Sul palco, il giovane Witkoff ha annunciato che la stablecoin di World Liberty, denominata USD1, avrebbe ricevuto un importante sostegno da una società di investimento creata dal presidente degli Emirati Arabi Uniti, che avrebbe utilizzato USD1 per effettuare un investimento di 2 miliardi di dollari in una piattaforma di scambio cripto.
Quest'operazione garantiva a World Liberty un deposito di diversi miliardi di dollari, utilizzabile per generare decine di milioni in interessi ogni anno. Una notizia eccellente per i proprietari di DT Marks Defi LLC, chiunque essi siano. Forbes è stata la prima testata a portare alla luce l'accordo per la vendita della quota nella holding, nel mese di giugno. Qualche settimana più tardi, un'altra società emiratina ha annunciato l'acquisto di 100 milioni di dollari in monete World Liberty, indirizzando circa 75 milioni verso DT Marks Defi.
La reazione del presidente non si è fatta attendere. Il 30 giugno, Trump ha attaccato duramente il giornalista di Forbes che aveva rivelato la storia, accusando la rivista di non preoccuparsi dei fatti e di pubblicare contenuti volutamente imprecisi. Il presidente ha definito Forbes una "malattia ostinata" che continua a sopravvivere, sostenendo di non parlare con i "mascalzoni" della redazione da anni.
Ad agosto è arrivata la vendita di token più consistente. La famiglia Trump ha contribuito a rilevare una piccola azienda biotecnologica, che ha ceduto un pacchetto di azioni per poi utilizzare i proventi per acquistare oltre 700 milioni di dollari in token World Liberty. Anche in questo caso, circa il 75% dei fondi è confluito a DT Marks Defi. A quel punto, la società aveva incassato approssimativamente un miliardo di dollari nel corso del 2025.
Analizzando l'insieme delle operazioni, Forbes e altre testate hanno tentato di stimare l'entità dei guadagni per i membri della famiglia presidenziale. Questi calcoli presuppongono però che la ripartizione proprietaria di DT Marks Defi sia rimasta invariata dall'inizio dell'anno, il che porterebbe a circa un miliardo per il presidente e circa 150 milioni ciascuno per Don Jr., Eric e persino per Barron, che ha solo 19 anni. La dimensione effettiva dei profitti della famiglia dipende tuttavia dai particolari dell'accordo di gennaio.
Le incognite che circondano questa operazione partono dalle questioni più elementari: quanto hanno venduto i Trump e a quale prezzo? Le domande diventano ancora più intricate considerando come sia stata calcolata la valutazione di una holding destinata a raccogliere centinaia di milioni attraverso una combinazione di conflitti d'interesse e profitti derivanti dalla carica presidenziale. Un acquirente sconosciuto ha forse scommesso di investire a un prezzo basso all'inizio del mandato, ipotizzando che nemmeno il presidente potesse prevedere quanto denaro stava per generare? Oppure Trump si aspettava questi profitti fin dall'inizio e ha quindi preteso un compenso massiccio per cedere parte della sua quota?
Le risposte potrebbero arrivare solo nel maggio 2026, quando il presidente presenterà una nuova dichiarazione patrimoniale. Tuttavia, non bisogna aspettarsi piena trasparenza: Trump ha sempre ostentato apertamente la propria ricchezza, lavorando nel contempo per mantenere i dettagli lontani dallo scrutinio pubblico. Per il pubblico italiano, abituato a scandali finanziari e conflitti d'interesse nella politica nazionale, questa vicenda ricorda dinamiche familiari, ma con cifre che raggiungono ordini di grandezza difficilmente comparabili con il contesto europeo.