Vanguard, il secondo gestore patrimoniale al mondo con oltre 11 trilioni di dollari in gestione, ha annunciato una storica inversione di rotta sulla sua politica crypto: a partire da questa settimana, la piattaforma di brokeraggio aprirà finalmente le porte agli ETF e ai fondi comuni focalizzati su asset digitali. La mossa rappresenta un punto di svolta significativo per l'adozione mainstream delle criptovalute negli Stati Uniti, considerando che Vanguard gestisce i conti di oltre 50 milioni di clienti retail che fino ad oggi non potevano accedere a questi strumenti d'investimento regolamentati. Il cambio di strategia arriva dopo anni di resistenza durante i quali il colosso ha visto i competitor accumulare decine di miliardi attraverso i nuovi veicoli d'investimento crypto, una scelta che ora appare non più sostenibile di fronte alla domanda persistente degli investitori.
Da martedì, gli utenti della piattaforma potranno negoziare fondi con esposizione a Bitcoin (BTC), Ethereum (ETH), XRP e Solana (SOL), equiparando di fatto le criptovalute ad altri asset non-core già supportati dal broker come l'oro. Secondo quanto riportato da Bloomberg, la decisione è il risultato di mesi di revisione interna condotta mentre il mercato attraversava una fase di correzione significativa, dimostrando che l'interesse dei clienti per gli asset digitali non si è affievolito nemmeno durante i ribassi.
Il timing della svolta coincide con l'arrivo della nuova leadership: nel luglio 2024 Salim Ramji, veterano di iShares e sostenitore pubblico di Bitcoin e blockchain, ha assunto la carica di CEO di Vanguard. Si tratta della prima volta nella storia dell'azienda che il ruolo di vertice viene affidato a un manager esterno, una scelta che secondo Eric Balchunas, analista ETF di Bloomberg, è stata "semi-scioccante" considerando la cultura tradizionalmente conservatrice della società. Ramji proviene direttamente dal principale competitor di Vanguard, dove guidava la divisione iShares e investimenti indicizzati di BlackRock, supervisionando personalmente il filing e la logistica per l'iShares Bitcoin Trust (IBIT).
La precedente politica restrittiva ha costretto Vanguard a rimanere spettatrice della crescita esplosiva degli spot Bitcoin ETF statunitensi. Gli undici fondi approvati dalla SEC all'inizio del 2024 hanno attirato flussi massicci fin dal debutto, accumulando circa 25 miliardi di dollari di asset in gestione nel primo mese. Quella cifra è poi cresciuta fino a raggiungere i 125 miliardi di dollari in meno di due anni, una crescita che Vanguard ha osservato da bordo campo perdendo quote di mercato e commissioni potenziali.
L'iShares Bitcoin Trust di BlackRock domina attualmente il settore con circa 70 miliardi di dollari in gestione, in calo rispetto al picco di 99,5 miliardi secondo i dati di SoSovalue. Sebbene l'esposizione crypto rappresenti ancora una frazione minima dei 13,5 trilioni di dollari complessivi gestiti da BlackRock a livello globale, la dimensione assoluta del fenomeno è diventata impossibile da ignorare per un asset manager delle dimensioni di Vanguard.
Il cambiamento di strategia riflette anche un'evoluzione nel panorama normativo e nella percezione istituzionale degli asset digitali. L'approvazione da parte della SEC degli ETF spot su Bitcoin rappresenta un livello di legittimazione che rende più difficile giustificare l'esclusione totale di questi strumenti da una piattaforma retail di massa. La decisione di Vanguard di includerli come asset "non-core" al pari dell'oro suggerisce un approccio prudente ma pragmatico: riconoscere la domanda senza promuovere attivamente l'allocazione in questi strumenti volatili.
Per il mercato crypto nel suo complesso, l'apertura di Vanguard potrebbe tradursi in flussi aggiuntivi significativi verso gli ETF esistenti, potenzialmente stabilizzando i prezzi in un momento di debolezza. L'accesso per 50 milioni di investitori retail statunitensi rappresenta un'espansione notevole della base potenziale di acquirenti, anche se resta da vedere quale percentuale di questi clienti sceglierà effettivamente di allocare capitale in prodotti crypto. La mossa consolida comunque il trend di normalizzazione degli asset digitali all'interno del sistema finanziario tradizionale, un processo che prosegue nonostante le oscillazioni di mercato e le incertezze normative residue.