Il mondo della finanza tradizionale continua a piegarsi all'inevitabilità degli asset digitali. Vanguard, colosso della gestione patrimoniale con oltre 11 trilioni di dollari in asset under management e secondo player mondiale del settore, ha annunciato che da martedì inizierà a listare ETF e fondi comuni legati alle criptovalute. Una mossa che fino a poco tempo fa sarebbe stata impensabile per un'istituzione che ha sempre mantenuto una posizione estremamente critica verso Bitcoin (BTC) e l'intero comparto crypto. Con oltre 50 milioni di clienti che ora avranno accesso a questi strumenti, si tratta di un cambio di paradigma che riflette quanto gli exchange-traded fund su criptovalute siano diventati impossibili da ignorare per i grandi broker.
La gamma di prodotti che Vanguard renderà disponibile ai propri investitori include ETF su Bitcoin, Ethereum (ETH), Solana (SOL) e XRP, coprendo quindi sia le blue chip del settore sia alcune altcoin di prima fascia. La decisione arriva dopo anni di resistenza ideologica: ancora nel 2024, quando negli Stati Uniti furono finalmente approvati i primi ETF spot su Bitcoin, il CEO di Vanguard dichiarò pubblicamente che questi strumenti non avevano posto in un portafoglio di investimento a lungo termine. Una posizione rigida che oggi appare completamente rovesciata di fronte ai numeri registrati dal mercato.
I dati di trading parlano chiaro e spiegano il dietrofront. Il Bitwise Solana Staking ETF (BSOL), lanciato da broker più piccoli alla fine di ottobre, ha registrato il miglior debutto del 2025 tra tutti gli ETF di qualsiasi classe di asset, secondo le analisi di Eric Balchunas di Bloomberg Intelligence. L'iShares Bitcoin Trust ETF (IBIT) di BlackRock, uno dei primi spot ETF approvati, detiene attualmente circa 66 miliardi di dollari in Bitcoin per conto dei propri clienti, mentre il suo fondo su Ethereum (ETHA) ha stabilito record di afflussi nel corso del 2024. Volumi di trading così significativi hanno reso insostenibile per Vanguard continuare a escludere questi prodotti dalla propria offerta, rischiando di perdere quote di mercato a favore della concorrenza.
La battaglia per ottenere l'approvazione degli ETF crypto negli Stati Uniti è stata lunga e tortuosa. I gemelli Winklevoss presentarono la prima richiesta per un ETF spot su Bitcoin già nel 2013, ma la Securities and Exchange Commission respinse sistematicamente ogni proposta per oltre un decennio. Il cambio di rotta è arrivato solo nel 2024, aprendo le porte a un'ondata di nuovi prodotti finanziari legati agli asset digitali. Oggi il mercato include non solo fondi su Bitcoin ed Ethereum, ma anche su criptovalute più recenti come Solana e Hedera, segno che l'industria finanziaria tradizionale sta abbracciando l'intero ecosistema blockchain.
L'ingresso di Vanguard avviene però in una fase di mercato particolarmente delicata. Bitcoin ha perso circa il 28% dal suo massimo di circa 126.000 dollari toccato a inizio ottobre, scambiando attualmente intorno ai 91.000 dollari. Ethereum registra un calo del 22% rispetto ai picchi recenti, attestandosi sui 2.993 dollari, mentre Solana ha perso il 24% e quota ora 140 dollari. Questi ribassi potrebbero rappresentare un'opportunità di ingresso per gli investitori retail che attraverso Vanguard accedono per la prima volta agli ETF crypto, oppure un segnale di prudenza per chi teme ulteriori correzioni.
Dal punto di vista dell'adozione mainstream, la decisione di Vanguard rappresenta un ulteriore tassello verso la normalizzazione delle criptovalute come classe di investimento legittima. Per il mercato europeo, dove la regolamentazione MiCA sta già ridefinendo il panorama degli asset digitali, la mossa di un gigante conservatore come Vanguard potrebbe accelerare l'offerta di prodotti simili anche da parte di istituzioni finanziarie del Vecchio Continente. Resta da vedere se i prossimi mesi confermeranno l'interesse degli investitori tradizionali verso questi strumenti o se le attuali condizioni di mercato freneranno temporaneamente l'entusiasmo verso l'esposizione crypto tramite ETF.