Nel panorama degli asset finanziari globali, la proprietà intellettuale rappresenta uno dei segmenti più preziosi ma al contempo meno accessibili e liquidi del mercato. Mentre colossi come Disney generano capitalizzazioni comprese tra i 200 e i 300 miliardi di dollari grazie ai loro portafogli di IP, il settore rimane caratterizzato da strutture proprietarie frammentate, accordi di licenza complessi e un accesso limitato ai capitali nelle fasi iniziali. Un nuovo progetto blockchain intende sovvertire questo paradigma portando la proprietà intellettuale direttamente sulla blockchain e trasformandola in una classe di asset liquida e scalabile.
City Protocol si presenta come un'infrastruttura decentralizzata per i mercati dei capitali dedicati alla proprietà intellettuale. L'obiettivo dichiarato è liberare gli asset culturali e narrativi dagli ecosistemi chiusi tradizionali, rendendoli accessibili globalmente attraverso meccanismi on-chain. Il protocollo intende offrire agli autori la possibilità di tokenizzare le proprie creazioni sin dalle primissime fasi di sviluppo, superando le barriere imposte da piattaforme centralizzate ed intermediari che tradizionalmente assorbono quote sproporzionate di valore.
La piattaforma si fonda su un'architettura articolata in quattro componenti fondamentali. Il primo livello garantisce la verifica della proprietà intellettuale on-chain, assicurando autenticità e diritti d'autore attraverso un sistema che genera fiducia tra creatori, comunità e investitori. Il secondo modulo abilita il finanziamento e la liquidità per progetti di IP sia emergenti che consolidati, permettendo a creatori e community di condividere il valore generato dalla crescita sin dall'inizio.
Il terzo elemento dell'ecosistema integra intelligenza artificiale e strumenti di scaling come City ID, Viral City e The Totem Toy City, progettati per amplificare l'impatto delle proprietà intellettuali e facilitarne la distribuzione virale. Completa l'architettura una piattaforma di lancio dedicata che promette emissioni trasparenti ed eque per i progetti basati su IP, proteggendo i diritti dei creatori e garantendo accesso aperto ai capitali.
Il team dietro City Protocol vanta esperienza sia nel settore crypto che in quello dell'intrattenimento tradizionale e della finanza. I membri fondamentali hanno collaborato con progetti Web3 di primo piano come Animoca, The Sandbox, Dapper Labs e Memeland, oltre ad aver maturato competenze presso istituzioni quali HSBC, MediaAsia e LVMH. Questa combinazione di background consente al progetto di collegare l'innovazione blockchain con reti consolidate nel mondo reale.
Sul fronte finanziario, il protocollo ha raccolto il sostegno di investitori istituzionali di primo livello tra cui Jump Trading, Dragonfly e CMT Digital. Questo supporto fornisce al progetto le risorse necessarie per costruire un ecosistema completo dedicato alla proprietà intellettuale, replicando su blockchain le dinamiche che hanno permesso ad aziende come Apple e Tesla di accedere a capitali nelle fasi iniziali e crescere fino a raggiungere valutazioni trilionarie.
Il modello proposto introduce quella che viene definita "emissione disintermediata": le idee possono essere tokenizzate dal primo giorno, entrando immediatamente nei mercati di liquidità per ottenere valutazioni e finanziamenti. I sostenitori non sono più semplici consumatori ma diventano co-proprietari dell'IP, crescendo insieme al progetto e beneficiando dei risultati economici. La creatività si trasforma così in un asset culturale finanziariamente strutturato, capace di essere scambiato, combinato ed espanso.
Secondo la visione del team, City Protocol accompagna l'intero ciclo di vita della proprietà intellettuale: dalla nascita, attraverso emissioni decentralizzate che risolvono il problema del "cold start", alla crescita sostenuta da creazione di contenuti e distribuzione guidate dalla comunità, fino alla maturità con strumenti finanziari on-chain e prodotti indicizzati che catturano il valore di lungo termine.
Per i creatori, questa infrastruttura rappresenta un'opportunità di emancipazione dalle piattaforme centralizzate. Invece di sottostare a regole imposte, requisiti di capitale e colli di bottiglia distributivi, gli autori possono coinvolgere direttamente le comunità per lanciare, finanziare e far crescere le proprie proprietà intellettuali, trasformando le idee in asset negoziabili e scalabili con barriere d'ingresso significativamente ridotte.
Dal punto di vista dei sostenitori e delle comunità, il modello offre per la prima volta la possibilità di partecipare come veri stakeholder agli asset culturali, non come semplici fruitori passivi. Le community possono catturare sia il valore iniziale che quello di lungo termine delle proprietà intellettuali, diventando autentici co-costruttori di ecosistemi culturali con potenziale di ritorno economico.
L'ambizione del progetto va oltre la semplice digitalizzazione: si propone di segnare il passaggio da mercati chiusi a mercati aperti, da sistemi opachi a infrastrutture programmabili, da valore isolato a mercati dei capitali componibili. Le proprietà intellettuali evolvono da meri prodotti di contenuto o intrattenimento in asset culturali finanziarizzati con potenziale d'investimento strutturato, seguendo logiche simili a quelle che hanno rivoluzionato i mercati finanziari tradizionali.
City Protocol si posiziona come una trasformazione strutturale del mercato dei capitali dedicati alla proprietà intellettuale, riducendo significativamente gli attriti tradizionalmente associati al trading di IP e mirando a rendere lo scambio di asset culturali e narrativi fluido quanto quello di asset finanziari e fisici su blockchain. Se la DeFi ha portato i mercati dei capitali on-chain, l'obiettivo dichiarato è portare cultura e storytelling sulla blockchain, creando cicli sostenibili di crescita e creazione di valore dove ogni membro della comunità può contribuire e beneficiare dell'espansione degli asset culturali.