Il mercato delle criptovalute sta attraversando una delle fasi più turbolente della sua storia recente, con una correzione che sta mettendo a nudo le profonde differenze tra l'attuale ciclo di mercato e quelli precedenti. Dalla metà di ottobre, quando Bitcoin (BTC) ha toccato il suo massimo storico di 126.000 dollari, il settore ha bruciato oltre 1 trilione di dollari di capitalizzazione complessiva in appena sei settimane. La peculiarità di questo drawdown non risiede tanto nella sua intensità – gli investitori crypto sono abituati a volatilità estreme – quanto nella composizione radicalmente mutata della base di investitori, ora dominata da capitali istituzionali che seguono logiche completamente diverse rispetto ai retail believer della prima ora.
Bitcoin ha ufficialmente entrato in territorio bear market, registrando un calo del 30% dal suo recente picco. Venerdì scorso la principale criptovaluta è scivolata sotto gli 81.000 dollari prima di un parziale recupero nel weekend, per poi risalire lunedì oltre quota 88.000 dollari con un rialzo del 2% nelle 24 ore, sfruttando il rimbalzo del mercato azionario tradizionale. Si profila uno dei peggiori mesi per il settore dal fatidico 2022, l'anno del crypto winter culminato con l'implosione di FTX e l'impero di Sam Bankman-Fried.
Il confronto con i mercati tradizionali evidenzia la sproporzione della correzione: mentre l'S&P 500 ha perso appena il 3% dai suoi massimi, BTC ha subito un crollo dieci volte superiore. Gli analisti di Deutsche Bank sottolineano come questa discesa sia sostanzialmente diversa dai precedenti crash, storicamente alimentati dalla speculazione retail, mentre l'attuale downturn si verifica in un contesto di massiccia partecipazione istituzionale, sviluppi normativi significativi e macro-tendenze globali complesse.
Due fattori macro stanno amplificando l'ansia sui mercati crypto: l'incertezza sulla prossima mossa della Federal Reserve sui tassi d'interesse e i timori crescenti su una potenziale bolla nell'intelligenza artificiale. Gli asset digitali, come i tech stock, sono particolarmente sensibili alle variazioni del costo del denaro, che influenza direttamente l'appetito per il rischio degli investitori. Un eventuale taglio dei tassi meno aggressivo del previsto potrebbe drenare ulteriore liquidità dal settore.
Ma il mercato crypto deve fare i conti con un trauma aggiuntivo: il flash crash del 10 ottobre che ha polverizzato 19 miliardi di dollari in un solo giorno. La riapertura delle ostilità commerciali tra Stati Uniti e Cina da parte del presidente Donald Trump ha innescato una cascata di liquidazioni forzate nel mercato altamente leveraged delle criptovalute. L'effetto domino è stato devastante: più Bitcoin scende, più margin call ricevono gli investitori dai loro exchange, più devono vendere le loro posizioni per coprire le garanzie, generando ulteriore pressione al ribasso.
Il vero game changer di questo ciclo è rappresentato dall'approvazione da parte della SEC degli ETF spot su Bitcoin nel 2024. Questi veicoli d'investimento hanno incanalato miliardi di dollari di capitali mainstream nel settore, ma questi "normies" – come li definisce Steve Sosnick, chief strategist di Interactive Brokers – non condividono l'ideologia crypto dei pioneer. "Bitcoin è ormai per i normali investitori", ha spiegato Sosnick, "e di conseguenza lo trattano come un'altra holding speculativa nel loro portafoglio, un investimento mainstream volatile".
Questa nuova composizione del mercato spiega perché l'attuale correzione potrebbe seguire dinamiche diverse dal passato. Gli early adopter, sostenuti da intense community online che predicano il mantra "buy the dip", hanno storicamente assorbito le vendite panic durante i crolli. Gli investitori istituzionali e retail mainstream, invece, applicano criteri di asset allocation e risk management tradizionali, abbandonando rapidamente posizioni che non performano secondo le aspettative.
L'incertezza su quando Bitcoin toccherà il fondo rimane elevata. A differenza dei precedenti cicli dove il mercato era dominato da dinamiche interne al settore crypto, l'attuale fase dipende in misura crescente da variabili macroeconomiche globali e dal comportamento di investitori che ragionano in termini di diversificazione di portafoglio piuttosto che di rivoluzione finanziaria. Nelle prossime settimane, le decisioni della Fed e l'evoluzione delle tensioni commerciali globali potrebbero determinare se questa correzione rappresenta un'opportunità di accumulo o l'inizio di un bear market più prolungato.