Il mercato delle criptovalute sta attraversando una fase di forte correzione che non risparmia nemmeno il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il cui patrimonio digitale è crollato di circa un miliardo di dollari nelle ultime settimane. La discesa di Bitcoin (BTC) dai massimi di 110.000 dollari fino agli 84.000 dollari registrati a inizio novembre ha innescato un effetto domino che ha polverizzato oltre mille miliardi di dollari di capitalizzazione complessiva del settore. Il caso Trump rappresenta un esempio emblematico di quanto velocemente possano volatilizzarsi le fortune costruite sul boom crypto, evidenziando i rischi sistemici dell'esposizione massiccia agli asset digitali da parte di figure istituzionali.
Secondo un'analisi di Bloomberg, il patrimonio netto del presidente è sceso da un picco di 7,7 miliardi di dollari registrato a settembre a circa 6,7 miliardi attuali. La componente più colpita riguarda la sua partecipazione in Trump Media & Technology Group, la società che controlla Truth Social, il cui valore è diminuito di 800 milioni di dollari solo nell'ultimo trimestre. La decisione dell'azienda di allocare 2 miliardi di dollari in Bitcoin questa primavera, seguendo la strategia di corporate treasury adoption promossa da figure come Michael Saylor, si sta rivelando particolarmente onerosa in questa fase di mercato orso.
La situazione appare ancora più critica se si considerano gli asset crypto non liquidabili della famiglia Trump. Il token $WLFI, lanciato lo scorso settembre come parte dell'ecosistema di progetti digitali della galassia Trump, ha visto evaporare circa 3 miliardi di dollari di valore teorico dalla sua emissione. Bloomberg ha però scelto di non includere queste perdite nel calcolo complessivo, poiché le partecipazioni della famiglia Trump in questo token sono attualmente soggette a vincoli di lock-up che ne impediscono la negoziazione sul mercato secondario.
Il crollo attuale rappresenta il peggior mese per Bitcoin dal travagliato 2022, anno segnato dal collasso di Terra/Luna, dal fallimento di Three Arrows Capital e dal crack di FTX. L'attuale correzione sembra alimentata da una combinazione di fattori macroeconomici: dubbi sulla sostenibilità della bolla dell'intelligenza artificiale, preoccupazioni sulla salute complessiva dell'economia statunitense e un generale repricing del rischio negli asset speculativi. La precedente narrativa che vedeva l'amministrazione Trump come catalizzatore positivo per il settore crypto sta evidentemente incontrando i limiti delle dinamiche di mercato globali.
Non è solo Trump a subire le conseguenze del market downturn. Michael Saylor, CEO di MicroStrategy (recentemente rinominata Strategy), ha visto il titolo della sua società perdere il 43% del valore in pochi giorni. Strategy detiene attualmente la maggiore esposizione corporate a Bitcoin, una strategia che ha trasformato l'azienda da software house in de facto veicolo di investimento in BTC. Venerdì scorso Saylor ha pubblicato sui social un'immagine presumibilmente generata con AI che lo ritrae come Ernest Shackleton, il leggendario esploratore antartico sopravvissuto a condizioni estreme, accompagnata dalla didascalia "Endure" (resistere).
La reazione della famiglia Trump alla correzione rivela un atteggiamento tipico della mentalità crypto più speculativa. Eric Trump, commentando la situazione con Bloomberg, ha dichiarato: "Che grande opportunità di acquisto. Le persone che comprano durante i ribassi e accettano la volatilità saranno i vincitori finali". Una narrativa "buy the dip" che riecheggia i mantra della community crypto, ma che potrebbe suonare fuori luogo per un'amministrazione che influenza direttamente le politiche economiche del paese.
La peculiarità della posizione di Trump nel panorama crypto risiede nella sua capacità teoricamente illimitata di creare nuovi token e progetti digitali per compensare le perdite su quelli esistenti. Diversamente dagli investitori retail o dai crypto whales privati, il presidente dispone di una piattaforma mediatica e istituzionale che potrebbe essere utilizzata per lanciare ulteriori asset digitali. Questa asimmetria solleva questioni etiche significative sulla commistione tra ruolo pubblico e interessi privati nel settore delle criptovalute, un tema che nel contesto normativo europeo – dove il regolamento MiCA pone stringenti requisiti di trasparenza – difficilmente passerebbe inosservato.
Il caso Trump evidenzia inoltre i rischi della tokenization personale e dei cosiddetti "celebrity token", strumenti che legano il valore di un asset digitale alla reputazione e all'influenza di una figura pubblica piuttosto che a fondamentali tecnologici o utility reali. Mentre il settore DeFi e le applicazioni blockchain continuano a svilupparsi su basi tecnologiche solide, l'esplosione di token legati a personalità pubbliche introduce elementi di rischio reputazionale e normativo che potrebbero alimentare future ondate di regolamentazione più restrittive. Resta da vedere se questa correzione segnerà un turning point verso progetti crypto più sostanziali o se rappresenti semplicemente una fase temporanea del ciclo di mercato, con nuovi token Trump pronti a essere emessi alla prima ripresa del momentum bullish.