Il mondo crypto si interroga su una possibile manipolazione orchestrata da uno dei colossi bancari tradizionali. Secondo gli analisti di Bitcoin For Corporations, JPMorgan Chase avrebbe utilizzato strategicamente un documento di 42 giorni per innescare il violento crollo del 10 ottobre scorso, che ha portato a liquidazioni per 19 miliardi di dollari in poche ore. L'accusa è pesante: quella che sembrava una normale correzione di mercato sarebbe stata in realtà una manovra calcolata per colpire le corporate treasury Bitcoin, con Strategy (ex MicroStrategy) nel mirino. La vicenda riaccende il dibattito sul conflitto tra finanza tradizionale e asset digitali, sollevando interrogativi sulla reale autonomia del mercato crypto rispetto alle dinamiche di Wall Street.
Adrian, analista presso Bitcoin For Corporations, ha ricostruito una timeline dettagliata di eventi che secondo lui dimostrerebbero una strategia coordinata. Il punto di partenza è un investor note di JPMorgan che avvertiva del rischio di esclusione di Strategy dagli indici MSCI USA e Nasdaq 100, con stime di deflussi potenziali per 2,8 miliardi di dollari dal più grande holder corporate di Bitcoin (BTC) al mondo. Il problema, secondo Adrian, non è il contenuto del documento ma il suo utilizzo: "Questo documento è pubblico da 42 giorni. Il mercato lo ha ignorato per sei settimane. Improvvisamente, dopo diversi giorni negativi a novembre, JP Morgan lo ha rispolverato per alimentare timori sul rischio delisting".
La ricostruzione proposta da Adrian identifica quattro momenti critici tra maggio e ottobre che configurerebbero un attacco progressivo. Il 14 maggio Jim Chanos aveva annunciato la sua strategia "Long BTC, Short MSTR", un segnale che Adrian interpreta come tentativo esplicito di influenzare il sentiment. Due mesi dopo, il 7 luglio, JPMorgan ha implementato un aumento del margine richiesto per il trading di azioni Strategy dal 50% al 95% a livello aziendale, una mossa che secondo l'analista avrebbe soffocato la leva finanziaria forzando liquidazioni e generando pressione di vendita artificiale.
Il 12 settembre la situazione si sarebbe intensificata quando Metaplanet ha annunciato un aumento di capitale, segnalando che altre aziende stavano adottando su scala più ampia la strategia Saylor di accumulo Bitcoin come riserva di tesoreria. Questo avrebbe generato, secondo Adrian, un panico all'interno di MSCI per le implicazioni sistemiche di questa tendenza. Il culmine è arrivato il 10 ottobre, quando MSCI ha annunciato un'estensione della consultazione esattamente 16 minuti prima dell'annuncio tariffario del Presidente Trump alle 4:50 PM EDT, che ha innescato il flash crash crypto.
Adrian è categorico: "Non può essere solo una coincidenza. Hanno usato il panico macro come cortina fumogena per seppellire l'annuncio". La tesi è che il timing preciso tra l'annuncio MSCI e l'evento macro abbia amplificato artificialmente la volatilità, trasformando una normale correzione in una cascata di liquidazioni che ha spazzato via posizioni leveraged su tutto il mercato crypto. Il commentator crypto Mario Nawfal ha rincarato la dose, accusando JPMorgan di aver amplificato la paura con note ribassiste proprio mentre BTC e Strategy mostravano debolezza, definendola "classica tempistica da Wall Street".
L'investment banker Simon Dixon ha utilizzato un termine ancora più duro, accusando JPMorgan di applicare "tattiche di vassallizzazione" per controllare la Strategy di Michael Saylor. La narrativa che emerge da queste accuse è quella di un conflitto aperto tra sistema bancario tradizionale e l'emergere di un nuovo paradigma di corporate treasury basato su Bitcoin. Le banche vedrebbero nella diffusione del "Saylor Playbook" – l'accumulo aggressivo di BTC come asset di riserva – una minaccia al loro ruolo di intermediari finanziari e custodi del valore.
Dal punto di vista tecnico, il crollo del 10 ottobre non ha mostrato segnali fondamentali di deterioramento della blockchain Bitcoin o problemi di liquidità strutturale. Le liquidazioni si sono concentrate principalmente su posizioni perpetual e futures, con gas fees su Ethereum che sono rimaste relativamente stabili, segnalando che l'attività on-chain non era alla base del movimento. Questo rafforza la tesi di Adrian che il crash fosse essenzialmente una "panico tecnico creato da rischi index inattesi in un mercato già stressato", piuttosto che una reazione organica a fattori fondamentali.
La questione solleva interrogativi importanti per gli investitori retail e istituzionali. Se le accuse di manipolazione fossero fondate, evidenzierebbero come il mercato crypto, nonostante la sua natura decentralizzata, rimanga vulnerabile a dinamiche di potere concentrate nel sistema finanziario tradizionale. Gli indici azionari come MSCI e Nasdaq mantengono un'influenza significativa sui flussi di capitale verso aziende come Strategy, creando un punto di pressione che le istituzioni tradizionali potrebbero sfruttare.
Per il contesto europeo, la vicenda assume rilevanza particolare proprio mentre il regolamento MiCA sta entrando in vigore, promettendo maggiore trasparenza e protezione per gli investitori crypto. Tuttavia, episodi come quello del 10 ottobre dimostrano che gran parte della manipolazione potenziale avviene ancora nei mercati tradizionali azionari e derivati, al di fuori della giurisdizione diretta delle normative crypto. La Consob italiana e l'ESMA dovranno considerare come questi mercati interconnessi possano influenzarsi reciprocamente.
Guardando avanti, il mercato osserverà con attenzione la decisione finale di MSCI sull'inclusione di Strategy nei suoi indici, attesa per le prossime settimane. Una conferma dell'esclusione potrebbe innescare i deflussi stimati da JPMorgan, mentre un'inclusione smentrebbe la narrativa ribassista. Nel frattempo, altre aziende stanno continuamente annunciando strategie Bitcoin treasury, da Marathon Digital a Tesla, rendendo sempre più difficile per gli indici ignorare questa categoria di corporate holder senza apparire discriminatori verso una specifica asset class.