Il mercato delle meme coin continua a mostrare segnali di fragilità, con Dogecoin (DOGE) che registra un calo del 36% dall'inizio dell'anno fino al 28 ottobre, una performance particolarmente preoccupante considerando che nello stesso periodo Bitcoin (BTC) ed Ethereum (ETH) hanno segnato guadagni significativi. Nonostante mantenga la posizione di meme coin più capitalizzata e l'unico token del suo genere nella top 10 delle criptovalute per market cap, DOGE fatica a ritrovare lo slancio che l'aveva portato all'all-time high nel 2021, sollevando interrogativi sulla sua sostenibilità a lungo termine.
La capitalizzazione di mercato di Dogecoin si attesta ancora sui 30 miliardi di dollari, un dato che testimonia la resilienza del progetto ma che appare meno impressionante se contestualizzato nel bull market in corso. Mentre gli asset crypto principali hanno beneficiato dell'ottimismo generale del settore, la meme coin originale nata nel 2013 come parodia del mondo blockchain sembra aver perso appeal presso gli investitori che oggi privilegiano protocolli con utility concreta e fondamentali solidi.
La longevità di DOGE rappresenta comunque un'anomalia nel panorama delle meme coin, dove la stragrande maggioranza dei progetti termina in rug pull o abbandono nel giro di mesi. Lanciato oltre dieci anni fa, Dogecoin ha attraversato diversi cicli di mercato conservando una community fedele, caratteristica che lo distingue dalle centinaia di imitatori emersi nell'era post-2020. Questa base di supporter, spesso alimentata dal sostegno pubblico di figure come Elon Musk, garantisce al token una certa stabilità rispetto ai competitor.
L'ultimo significativo rally di DOGE si è verificato nel 2024 in seguito all'elezione di Donald Trump, con un pump alimentato dal coinvolgimento di Musk nella campagna elettorale e dalla sua nota affinità per la meme coin. Questi episodi evidenziano come la price action di Dogecoin sia disconnessa dai fondamentali tecnici: il protocollo non offre staking, non supporta applicazioni decentralizzate né presenta roadmap di sviluppo significative. Si tratta essenzialmente di una blockchain per trasferimenti peer-to-peer senza particolare ottimizzazione o innovazione tecnologica rispetto alle alternative.
Per gli investitori crypto italiani, particolarmente attenti alla compliance normativa in vista dell'applicazione del regolamento MiCA, Dogecoin rappresenta un caso emblematico di asset ad alto rischio senza valore intrinseco. Le autorità di vigilanza europee hanno ripetutamente messo in guardia contro l'allocazione di capitale in strumenti puramente speculativi, categoria in cui le meme coin rientrano pienamente. La volatilità estrema e l'assenza di protezioni rendono questi token inadatti a qualsiasi strategia di investimento strutturata.
Gli analisti del settore concordano nel ritenere che Dogecoin continuerà probabilmente a esistere nei prossimi cinque-dieci anni grazie alla sua brand recognition e alla community consolidata. Tuttavia, le prospettive di apprezzamento di lungo periodo appaiono limitate: in un mercato che premia sempre più l'innovazione tecnologica e i casi d'uso reali, i token privi di utility sono destinati a perdere progressivamente quota di mercato a favore di progetti layer-1 scalabili, protocolli DeFi con TVL significativa o NFT marketplace con volumi sostenibili.
La divergenza di performance rispetto a BTC ed ETH nel 2024 sottolinea come gli investitori istituzionali, che hanno guidato l'attuale bull run, stiano adottando approcci selettivi privilegiando asset con fondamentali verificabili. Mentre Bitcoin beneficia dell'adozione come store of value e Ethereum consolida il suo ruolo come piattaforma per smart contract, Dogecoin rimane ancorato a una narrativa memetica che appare sempre meno sostenibile in un ecosistema crypto maturo. Per chi volesse comunque esporsi a questo segmento di mercato, l'allocazione dovrebbe limitarsi a capitale che si è disposti a perdere interamente, consapevoli che si tratta di pura speculazione e non di investimento strategico.