Il ritorno di SoFi nel mercato delle criptovalute segna un importante punto di svolta nel processo di integrazione tra servizi bancari tradizionali e asset digitali negli Stati Uniti. La società quotata ha annunciato martedì il lancio di SoFi Crypto, una piattaforma che permette ai propri utenti di negoziare Bitcoin (BTC), Ethereum (ETH), Solana (SOL) e altre crypto direttamente all'interno dell'ecosistema dei servizi finanziari dell'azienda. La mossa arriva a soli due anni dalla decisione opposta, quando nel 2023 la fintech aveva sospeso tutti i servizi legati agli asset digitali, rendendo questa inversione di rotta particolarmente significativa per il settore.
L'elemento più interessante dell'offerta di SoFi risiede nella possibilità per gli utenti di acquistare criptovalute utilizzando direttamente i fondi depositati nei conti correnti e di risparmio assicurati dalla FDIC, senza necessità di aprire account separati su exchange tradizionali. Questa integrazione diretta tra banking tradizionale e crypto trading rappresenta un'evoluzione significativa rispetto al modello a compartimenti stagni che ha caratterizzato finora il rapporto tra istituti bancari e mercato delle criptovalute. La piattaforma, registrata a livello federale, supporterà inizialmente fino a 30 asset digitali differenti.
Anthony Noto, CEO di SoFi, ha dichiarato che questo rappresenta "un momento cruciale in cui il banking incontra le crypto in un'unica app, su una piattaforma affidabile". Ma è la visione di lungo termine espressa dal CEO a rivelare l'approccio strategico dell'azienda: "Credo che la tecnologia blockchain cambierà fondamentalmente OGNI modo in cui la finanza viene gestita in tutto il mondo, rendendo i movimenti di denaro più veloci, economici e sicuri, aprendo al contempo nuove opportunità per prestiti, investimenti, spesa e risparmio migliori".
La strategia di SoFi non è improvvisata: Noto aveva già anticipato i piani crypto dell'azienda durante una conference call di gennaio sui risultati finanziari, seguita da un annuncio formale a giugno sull'intenzione di supportare il trading di criptovalute. In quella fase, l'azienda aveva anche accennato alla possibilità di introdurre servizi di staking e prestiti garantiti da crypto, funzionalità che però non sono state menzionate nel rollout di martedì, suggerendo uno sviluppo graduale dell'offerta.
I dati riportati dall'azienda evidenziano un trend significativo nel comportamento degli investitori retail: il 60% dei membri SoFi che già possiedono criptovalute preferirebbero gestire i propri asset attraverso una banca regolamentata piuttosto che affidarsi al proprio exchange primario. Questa statistica rivela come la questione della fiducia e della regolamentazione rimanga centrale nelle scelte degli investitori, specialmente dopo i numerosi collassi di piattaforme crypto che hanno caratterizzato il 2022 e il 2023, da FTX a Celsius.
Il contesto normativo statunitense ha giocato un ruolo fondamentale nel rendere possibile questa mossa. Le banche con charter federale hanno ottenuto l'autorizzazione a custodire criptovalute e eseguire servizi correlati per conto dei propri clienti all'inizio del 2025, grazie a una lettera interpretativa emessa dall'Office of the Comptroller of the Currency. Questa apertura ha innescato una corsa verso la regolamentazione bancaria tradizionale da parte di attori crypto nativi: società come Coinbase e Circle stanno infatti facendo richiesta per ottenere le proprie licenze bancarie nazionali, invertendo il flusso tradizionale che vedeva le banche entrare nel mondo crypto.
L'accesso a SoFi Crypto viene distribuito gradualmente attraverso un sistema di waitlist, suggerendo un approccio cauto nel gestire la domanda iniziale e garantire la scalabilità dell'infrastruttura. Sul fronte dei mercati, le azioni di SoFi (SOFI) hanno registrato un aumento di quasi l'1% martedì, raggiungendo i 30,80 dollari, con un impressionante guadagno del 100% dall'inizio dell'anno, segnale della fiducia degli investitori tradizionali nella strategia di diversificazione dell'azienda.
L'iniziativa di SoFi si inserisce in un contesto più ampio di convergenza tra finanza tradizionale e decentralizzata, dove le distinzioni tra banche, broker e exchange crypto stanno progressivamente sfumando. Per gli utenti europei e italiani, questo sviluppo americano offre uno spunto di riflessione sul ritardo normativo del Vecchio Continente, dove nonostante il regolamento MiCA le banche tradizionali rimangono ancora largamente alla finestra rispetto all'integrazione diretta di servizi crypto. La mossa di SoFi potrebbe rappresentare un modello replicabile anche in Europa, dove la domanda di soluzioni ibride tra banking tradizionale e crypto è in costante crescita.