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CleanSpark crolla del 13,4% dopo nuova offerta

Tempo di lettura 4 min
Davide Greco
Di Davide Greco
CleanSpark crolla del 13,4% dopo nuova offerta

Il mercato crypto assiste a una mossa audace nel settore del mining di Bitcoin (BTC): CleanSpark ha chiuso un'emissione obbligazionaria da 1,15 miliardi di dollari in convertible notes senior a cedola zero con scadenza 2032, destinando quasi metà della liquidità a un buyback azionario e il resto all'espansione infrastrutturale. L'operazione ridisegna completamente la struttura di capitale del miner statunitense e solleva interrogativi cruciali sulla sostenibilità del business model nel lungo termine, in un momento in cui l'industria del mining affronta pressioni crescenti sui margini e incertezza normativa. Con circa 460 milioni di dollari allocati al riacquisto di azioni proprie, CleanSpark cerca di sostenere il valore per gli azionisti mentre investe massicciamente in data center, acquisizione di terreni e capacità energetica, puntando a diversificare oltre il core business del mining.

La strategia di finanziamento attraverso convertible notes senza cedola rappresenta una scommessa sul futuro valore dell'equity: gli obbligazionisti potranno convertire il debito in azioni se il prezzo salirà sufficientemente, altrimenti CleanSpark dovrà rimborsare l'intero capitale nel 2032. Questa struttura finanziaria riflette la volatilità intrinseca del settore: il miner texano ha acquisito 271 acri di terreno e accordi di fornitura energetica per complessivi 285 megawatt, segnalando ambizioni di espansione verso settori energy-intensive come l'intelligenza artificiale e il cloud computing. Tuttavia, la dipendenza dal prezzo di Bitcoin rimane il fattore di rischio dominante, con le proiezioni di revenue che indicano 1,5 miliardi di dollari entro il 2028, richiedendo una crescita annua del 32,5%.

L'allocazione di capitale rivela le priorità operative: oltre al buyback da quasi mezzo miliardo, i fondi serviranno per rimborsare linee di credito garantite da Bitcoin e finanziare l'espansione infrastrutturale. Questa mossa rispecchia una tendenza diffusa tra i miner pubblicamente quotati, che dopo anni di accumulo di BTC stanno ora monetizzando asset o ricorrendo ai mercati dei capitali per competere nella corsa all'efficienza energetica. CleanSpark si distingue per l'enfasi sulla diversificazione: l'ingresso nel segmento dei data center per AI potrebbe generare flussi di cassa meno ciclici rispetto al mining puro, sebbene questi progetti restino in fase embrionale e non ancora riflessibili nei ricavi attuali.

Le stime della community di investitori su CleanSpark variano da un fair value di 5,22 dollari fino a 29,26 dollari per azione, riflettendo la polarizzazione estrema delle prospettive sul mining di Bitcoin

Il contesto macroeconomico influenza pesantemente il settore: l'amministrazione Trump ha promesso di "liberare" petrolio e gas americano, creando potenzialmente condizioni favorevoli per i miner domestici che necessitano di energia abbondante e a basso costo. Tuttavia, la competizione globale si intensifica, con hash rate crescente e block reward dimezzate dopo l'halving, comprimendo i margini per chi non riesce a mantenere costi operativi ultra-competitivi. CleanSpark scommette sulla propria efficienza energetica e sulla capacità di scalare, ma il rischio di concentrazione rimane evidente: qualsiasi correzione prolungata di Bitcoin eroderebbe drammaticamente la redditività.

Gli analisti proiettano un valore equo di 24,07 dollari per azione, implicando un upside del 71% rispetto ai livelli attuali, ma la dispersione delle valutazioni comunitarie - con 19 stime separate - sottolinea l'incertezza intrinseca. Gli investitori devono valutare se il modello di CleanSpark possa effettivamente generare 319 milioni di dollari di utili entro il 2028, partendo dai 292,5 milioni attuali: un incremento che presuppone non solo prezzi sostenuti di Bitcoin, ma anche l'esecuzione impeccabile della strategia di diversificazione nei servizi infrastrutturali per AI e cloud.

La questione fondamentale per chi considera un'esposizione a CleanSpark resta la tolleranza al rischio: possedere azioni di un miner significa accettare volatilità estrema legata ai cicli di Bitcoin, con l'aggravante di un debito convertibile da 1,15 miliardi che potrebbe diluire significativamente gli azionisti se convertito. Il buyback mitiga parzialmente questo scenario, ma non elimina la dipendenza strutturale dal sentiment crypto. I prossimi trimestri mostreranno se l'espansione in Texas e gli accordi energetici consentiranno di ridurre l'esposizione al solo mining, offrendo maggiore resilienza nei periodi di mercato orso.

Per il mercato italiano ed europeo, la vicenda CleanSpark evidenzia una divergenza crescente rispetto ai miner continentali: mentre gli Stati Uniti attraggono capitali massicci per l'espansione del mining grazie a energia relativamente economica e quadro normativo favorevole, l'Europa affronta costi energetici proibitivi e incertezze regolamentari sotto MiCA. Gli investitori del Vecchio Continente che valutano esposizione al mining potrebbero preferire approcci indiretti o diversificati, considerando che la concentrazione geografica e la dipendenza da un singolo asset digitale amplificano i rischi in un contesto già volatile.

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