Taiwan si prepara a entrare nel ristretto club delle nazioni che considerano Bitcoin (BTC) come asset strategico di riserva. Secondo quanto riportato da JAN3, il Primo Ministro taiwanese e la Banca Centrale del paese avrebbero raggiunto un accordo preliminare per avviare uno studio approfondito sull'integrazione di Bitcoin nelle riserve nazionali, con un progetto pilota che utilizzerebbe inizialmente i BTC confiscati e in attesa di asta. L'iniziativa, guidata dalla legislatrice Dr. Ju-chun Ko e supportata da Samson Mow, CEO di JAN3, rappresenterebbe un punto di svolta per l'adozione istituzionale delle criptovalute nell'area asiatica. Il contesto è quello di una crescente preoccupazione tra i legislatori taiwanesi riguardo all'eccessiva dipendenza da asset tradizionali, in particolare dal dollaro statunitense.
Le motivazioni dietro questa mossa strategica affondano le radici nella volatilità estrema che ha caratterizzato il Nuovo Dollaro Taiwanese nel corso dell'ultimo anno. La valuta nazionale ha registrato oscillazioni fino al 5% in un singolo giorno, una situazione che ha sollevato dubbi sulla resilienza del sistema finanziario locale. La Dr. Ko, già a maggio 2025, aveva sollecitato la Banca Centrale Nazionale a valutare l'inclusione di Bitcoin nelle riserve strategiche, citando non solo l'instabilità valutaria ma anche l'inflazione globale e i rischi geopolitici regionali come fattori critici. La legislatrice ha criticato apertamente la dipendenza dal dollaro USA, sottolineando la mancanza di diversificazione finanziaria del paese.
Le riserve attuali di Taiwan comprendono circa 423 tonnellate metriche di oro e 577 miliardi di dollari in valuta estera, di cui il 92% è investito in Treasury bond statunitensi. Ko ha chiarito che Bitcoin non sostituirebbe questi asset ma fungerebbe da componente complementare, migliorando la resilienza finanziaria attraverso la diversificazione. L'approccio proposto rispecchia una tendenza globale emergente: in marzo 2025, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che ha istituito una Strategic Bitcoin Reserve, assorbendo oltre 17 miliardi di dollari in bitcoin confiscati.
Il progetto pilota taiwanese prevede di utilizzare inizialmente i bitcoin confiscati dalle autorità, seguendo un modello pragmatico che minimizza l'impatto sul bilancio nazionale. Questa strategia ricorda l'approccio adottato dagli Stati Uniti, che hanno trasformato asset sequestrati in operazioni di contrasto al crimine in una riserva strategica nazionale. Anche altre nazioni, tra cui Argentina ed El Salvador, hanno esplorato l'integrazione di Bitcoin nelle riserve nazionali, considerandolo uno strumento di hedging contro l'inflazione e i rischi derivanti dalla centralizzazione bancaria.
La Dr. Ko ha fatto esplicito riferimento a questi precedenti internazionali durante il suo intervento alla Legislative Yuan, evidenziando la supply fissa di Bitcoin e la sua natura decentralizzata come vantaggi unici rispetto agli asset tradizionali. Secondo la legislatrice, anche un'allocazione minima in BTC potrebbe migliorare significativamente la preparazione di Taiwan contro shock valutari globali e instabilità finanziaria. Il presidente argentino Javier Milei, ad esempio, ha sostenuto pubblicamente Bitcoin come strumento per combattere l'inflazione e ridurre la dipendenza dalle banche centrali.
Sebbene nessuna politica formale sia ancora stata adottata, secondo quanto dichiarato da JAN3 su Twitter, la banca centrale taiwanese intenderebbe condurre studi dettagliati e pilotare gli holding in BTC prima di qualsiasi implementazione su larga scala. Se approvata, Taiwan diventerebbe uno dei primi paesi asiatici a detenere Bitcoin come riserva strategica, un passo che potrebbe catalizzare ulteriori iniziative nella regione. Vale la pena notare che già nel 2024 la Financial Supervisory Commission taiwanese aveva iniziato a permettere agli investitori professionali di acquistare ETF su Bitcoin e crypto stranieri, segnalando un'apertura graduale verso gli asset digitali.
L'iniziativa taiwanese assume particolare rilevanza nel contesto dell'evoluzione normativa globale sulle criptovalute. Mentre l'Europa procede con l'implementazione del regolamento MiCA e gli Stati Uniti consolidano la propria posizione pro-Bitcoin a livello federale, i paesi asiatici cercano di definire il proprio approccio agli asset digitali. La decisione di Taiwan potrebbe innescare una competizione regionale, spingendo altre nazioni come Giappone, Corea del Sud e Singapore a riconsiderare le proprie strategie di riserva. Le prossime settimane saranno decisive per comprendere i tempi e le modalità concrete di implementazione del progetto pilota, con il mercato crypto che osserva attentamente gli sviluppi da quella che potrebbe diventare la prima economia asiatica avanzata a integrare formalmente Bitcoin nelle proprie riserve nazionali.